Ma l'auto di Draghi è molto italiana

Caro direttore, a proposito della polemica sollevata dal senatore de Bertoldi sul fatto che il presidente Draghi stia usando un' auto tedesca, ricordo che secondo i dati forniti da Assolombarda il 75% dei componenti a bordo di ogni autovettura è fornito dai componentisti, i produttori di auto sono sostanzialmente degli assemblatori.

L'attuale universo di riferimento della componentistica automotive italiana risulta composto da 2.198 imprese. Una filiera che nel 2019 ha generato un fatturato complessivo di 49,2 miliardi di euro, impiegando un numero di addetti pari a 164.305. Il primo mercato di esportazione è la Germania, per cui non è del tutto azzardato affermare che la Passat di Draghi sia prevalentemente italiana, la Volkswagen (come tutti gli altri marchi) si limita ad assemblarla nei propri stabilimenti (i cui principali, peraltro, da molti anni non sono più in Germania, bensì in Slovacchia ed in Messico).

La componentistica italiana per l'automotive è un settore trainante per il sistema economico nazionale e punta sempre di più sull'internazionalizzazione.

Secondo un'indagine realizzata da Sace (società assicurativo-finanziaria del gruppo Cassa depositi e prestiti), la filiera genera esportazioni per oltre 65 miliardi di euro. Il settore presenta un quadro di "intensa innovazione" su ricerca e sviluppo per alimentazione, carrozzeria e tecnologie. Affermare che comprando auto straniere non si aiuta l'industria italiana è fondamentalmente un errore, a maggior ragione se si tiene conto che da una decina d'anni la sede fiscale del maggior (ed unico) unico produttore di autovetture "italiano" è in Olanda. Riguardo infine l'affermazione secondo cui una Passat non sarebbe adeguata per il ruolo rivestito da Draghi, addirittura facendoci sfigurare all'estero, si suggerisce di guardare l'utilitaria in dotazione a Papa Francesco.

Lettera firmata


 

Il presidente è un ambasciatore straordinario del Made in Italy

Lettura interessante. Grazie. Confermo, nel mio piccolo, che un mio amico ingegnere di Torino mi dice sempre che le auto che guidiamo sono in gran parte italiane (lui, con orgoglio, dice: anche dal punto di vista tecnologico) per le ragioni che lei elenca.

Il tema che si solleva è peraltro di natura per così dire estetica e in tal senso fa bene a ricordarci peraltro quando la Fiat, chiamiamola ancora così, sia di fatto ormai ben poco italiana. Dal punto di vista simbolico, al di là degli assetti societari, non c'è dubbio: il presidente, come ho già avuto modo di scrivere, è un ambasciatore straordinario del Made in Italy (e anche dei lavoratori che lo rendono quello che è lavorando prevalentemente nel nostro Paese).

E deve ricordarlo sempre. Bella infine la sua battuta sul Papa: ma lui è ambasciatore di ben altro e il suo messaggio si trasmette anche, per non dire soprattutto, usando utilitarie.

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