Covid, l'aumento dei casi in Italia forse legato a un boom di focolai Presto per valutare l'effetto scuola

Gli esperti si interrogano sulle ragioni dell’impennata dei contagi da nuovo coronavirus registrata giovedì e venerdì in Italia (ieri 2.499, in Trentino 39 i nuovi positivi), ma le ragioni di questo balzo sono tutt’altro che chiare e secondo gli esperti i prossimi giorni saranno fondamentali per capire.

«Non si può ancora escludere che si tratti di una fluttuazione: non è possibile che da un giorno all’altro si passi a un aumento tanto grande», ha detto il fisico Giorgio Parisi, dell’Università Sapienza di Roma.

Un’ipotesi è che sui dati potrebbe pesare la presenza di più focolai, anche grandi, «ma bisognerebbe vedere caso per caso», ha osservato.

«La soglia psicologica di 2.500 casi colpisce, ma i dati indicano che anche in passato ci sono stati giorni con picchi analoghi», ha detto ancora Parisi. È certo che i dati non dovrebbero oscillare così, né forse avrebbe più molto senso pensare al rapporto fra casi registrati e numero di tamponi eseguiti: »la situazione è diversa rispetto a quella di qualche mese fa perché fare i tamponi non è più difficile come in passato.

L’impressione - ha rilevato- è che il numero di tamponi non abbia più una soglia precisa perché si fanno i tamponi che sono necessari: se aumentano i casi aumentano anche i tamponi».

In altre parole, l’impressione è che non siano più i tamponi che fanno aumentare i casi, ma il contrario.

Solo l’andamento dei dati nei prossimi giorni potrà dire se l’impennata dei casi degli ultimi due giorni è stata una fluttuazione casuale o qualcosa di diverso. D’altro canto anche gli allarmi più recenti sono fortunatamente rientrati, come l’aumento repentino dei casi registrato intorno al 20 agosto, quando sono aumentati da poche centinaia a oltre un migliaio: «Era veramente preoccupante perché corrispondeva a un tempo di raddoppio dei casi di una settimana, se fosse andata avanti così sarebbe stato un disastro», ha osservato Parisi.

La tendenza di settembre è invece di un aumento moderato, pari al 12% in più alla settimana, con un tempo di raddoppio di circa un mese e mezzo.

Bisogna attendere gli sviluppi della situazione anche per il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, che ritiene prematuro puntare l’indice sulla riapertura delle scuole per spiegare l’impennata dei casi.

«Per vedere un effetto nella scuola - ha detto Brusaferro - è ancora presto. Bisogna aspettare ancora qualche settimana. Devo dire che la scuola sta rapidamente identificando le persone con sintomi e questo è un buon segnale per la capacità di tracciare i casi».

Dello stesso avviso il direttore aggiunto dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Ranieri Guerra, per il quale le cose «si potrebbero mettere male perché abbiamo una crescita settimanale molto lenta, ma costante e continua dei casi di coronavirus, su cui la riapertura delle scuole in questo momento ancora non ha pesato». Secondo Guerra, «l’effetto delle scuole lo vedremo fra una settimana e fra una settimana capiremo anche se i ragazzi possono diventare veicolo inconsapevole e incolpevole della circolazione del virus nelle famiglie».


IL REPORT SETTIMANALE

Nella settimana fra il 21 e il 27 settembre, secondo i dati della Cabina di Regia Iss-ministero della salute, si conferma un aumento nei nuovi casi segnalati in Italia per la nona settimana consecutiva con un’incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni di 34,2 per 100mila abitanti (periodo 14-27/9).
Questa settimana si osserva un lieve aumento dell’età mediana dei casi (42 anni vs 41 la settimana precedente). Nel periodo 10-23 settembre l’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,01.

Sono 12 le Regioni/PPAA con un Rt maggiore di 1 questa settimana, di cui sette hanno un intervallo di credibilità che non comprende uno. Sono stati riportati complessivamente 3.266 focolai attivi, di cui 909 nuovi, entrambi in aumento per la nona settimana consecutiva (nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati 2.868 focolai attivi di cui 832 nuovi).
Per quanto riguarda il contesto di trasmissione, si mantiene stabile la percentuale dei focolai che si sono verificati in ambito familiare (76,5% di tutti i focolai attivi vs 76,1% la settimana precedente).

Questa settimana sono stati segnalati anche 14 focolai in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambito scolastico, anche se attualmente non è sempre confermata. Nelle prossime settimane si potrà meglio valutare l’impatto dei contagi nelle scuole. A livello nazionale continua a salire il numero di persone ricoverate.

Secondo la Cabina di Regia, quindi, «in Italia si osserva un progressivo peggioramento dell’epidemia di SARSS CoVS 2 da nove settimane che si riflette in un maggiore carico sui servizi sanitari. Un rilassamento delle misure, in particolare per eventi e iniziative a rischio aggregazione in luoghi pubblici e privati, e dei comportamenti individuali, anche legati a momenti di aggregazione estemporanei, rende concreto il rischio di un rapido peggioramento epidemico. La trasmissione locale del virus, diffusa su tutto il territorio nazionale, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti soprattutto nell’ambito domiciliare. Rimane fondamentale mantenere una elevata consapevolezza della popolazione generale circa il peggioramento della situazione epidemiologica e sull’importanza di continuare a rispettare in modo rigoroso tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali lavaggio delle mani, l’uso delle mascherine e il distanziamento fisico».

«Il tracciamento dei casi e dei loro contatti e la conseguente riduzione nei tempi tra l’inizio della contagiosità e l’isolamento restano elementi fondamentali per il controllo della diffusione dell’infezione. È importante il rafforzamento, anche attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici come la app    Immuni, di questi servizi nelle attività di diagnosi e ricerca dei contatti in modo da identificare precocemente tutte le catene di trasmissione e garantire un’efficiente gestione dei casi e contatti, inclusa la quarantena dei contatti stretti e l’isolamento immediato dei casi secondari. Si ribadisce la necessità di rispettare i provvedimenti quarantenari e le altre misure raccomandate dalla autorità sanitarie sia per le persone che rientrano da Paesi per i quali è prevista la quarantena, e sia a seguito di richiesta dell’autorità sanitaria essendo stati individuati come contatti stretti di un caso».

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