Virus, primo morto in Europa è un turista cinese a Parigi i decessi totali già oltre 1.500

La Francia registra il primo morto da coronavirus in Europa: è un turista cinese di 80 anni giunto il 16 gennaio dall’Hubei e dal 25 ricoverato a Parigi in isolamento.

Il Covid-19 continua a mietere vittime, salite globalmente a 1.527, di cui 1.523 concentrate in Cina, e a creare contagi per quasi 3.000 nuovi casi, fino a 67.097 (66.581 solo nel Dragone).

Lo scontro tra Usa e Cina sulla crisi del coronavirus ha avuto oggi un nuovo capitolo. «Non voglio sprecare tutto il tempo a replicare a quello che è stato detto dai ministri americani. Ma le accuse alla Cina sono bugie», ha affermato il ministro degli Esteri Wang Yi. Parlando alla conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, il capo della diplomazia cinese ha attaccato frontalmente gli Stati Uniti, «dove non si accetta il successo di un paese socialista, ma questo è ingiusto. I cinesi hanno il diritto di avere una vita migliore. La Cina va nella direzione di una modernizzazione. E noi non ci lasceremo fermare da nessuna potenza del mondo. Innoveremo il Paese».

Wang ha stigmatizzato le reazioni eccessive della comunità internazionale. «Il tasso di mortalità del virus è del 2,29% in Cina e dello 0,55% fuori. Questo dimostra che la malattia è curabile». E si è detto anche certo che la crescita non sia compromessa e che «la Cina uscirà da questa epidemia più forte» di prima e «diventerà un’economia più forte e sostenibile».

In vista del consistente ritorno al lavoro atteso la prossima settimana, la municipalità di Pechino, come hanno fatto altre città, ha ordinato la quarantena di 14 giorni per chiunque torni dopo le vacanze o dopo un viaggio (incerta l’interpretazione per gli stranieri residenti), minacciando punizioni per chi non rispetterà l’isolamento. Sul periodo di quarantena si potrà scegliere tra la propria abitazione o i centri appositi.

Sparita la neve e ripulita l’aria dall’inquinamento, nella capitale si sono viste poche persone per strada. Le restrizioni sono una «battaglia difensiva» per proteggere Pechino, ma i media statali hanno rimarcato un trend in rallentamento dei nuovi casi di contagio, rilanciando ottimismo nella popolazione.

Sulla vicenda della Diamond Princess, la nave da crociera bloccata nella baia di Yokohama, il governo americano ha deciso di evacuare i suoi cittadini in quarantena: l’ambasciata Usa a Tokyo ha riferito che due aerei charter arriveranno domani per portare a casa 380 persone. Per quanto riguarda i 35 italiani sulla nave, si è appreso da fonti diplomatiche che è allo studio la possibilità di realizzare un volo di rimpatrio. Un’ipotesi di cui hanno discusso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ed il commissario straordinario Angelo Borrelli. Il ministro ha assicurato oggi che tutti i connazionali sulla nave stanno bene.

Intanto sulla Diamond Princess, dove ci sono oltre 3.500 persone in isolamento sono stati rilevati 67 nuovi casi di contagio da coronavirus, portando il totale a 285. Altre 8 infezioni a Tokyo hanno aggiornato i casi a quota 52.
A Pratica di Mare oggi è finalmente arrivato Niccolò, lo studente 17enne di Grado fermato due volte a Wuhan per la febbre e portato oggi in patria da un volo dell’Aeronautica militare.

Ad accoglierlo c’era il titolare della Farnesina.
La più importante pubblicazione del Partito comunista cinese, Qiushi Journal, ha ripubblicato un discorso tenuto dal presidente Xi Jinping il 3 febbraio, nell’apparente sforzo di calmare le critiche sulla gestione dell’epidemia.

Nell’occasione, il presidente disse di «aver dato di continuo istruzioni verbali e scritte» fin dagli inizi di gennaio e di aver personalmente ordinato la quarantena di circa 60 milioni di persone con la chiusura della provincia dell’Hubei. «Dal primo giorno del Capodanno lunare a oggi, la prevenzione e il controllo della situazione epidemica è stata la questione di cui sono stato più preoccupato», si legge nel testo.
La rabbia è diventata forte tra i netizen dopo la morte per il coronavirus di Lin Wenliang, il medico eroe di 34 anni che per primo lanciò inascoltato l’allarme su un virus simile alla Sars, venendo anche redarguito dalle autorità prima della tardiva riabilitazione.

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