Kaswalder: «Pruner? Lui sa perché l'ho licenziato»

di Giorgio Lacchin

Il presidente del Consiglio provinciale, Walter Kaswalder, dopo che il giudice del Lavoro ha dichiarato «illecito» il licenziamento del suo ex segretario particolare Walter Pruner, passa al contrattacco. Kaswalder  sostiene di aver fatto risparmiare molti soldi al Consiglio provinciale, da quando ha assunto la carica. E anche se il Consiglio si accollasse il risarcimento di Pruner (più o meno 250mila euro), la voce “risparmi” batterebbe comunque la voce “spese”.

«Ho subìto tante scorrettezze», comincia Walter Kaswalder. «Sono state scritte tante cose non vere».

Tipo?

«Dicono che io avrei licenziato Walter Pruner il giorno dopo il congresso del Patt del 2019».

Non è così, presidente?

«Assolutamente no. Il congresso, se non ricordo male, si tenne a metà marzo...».

Il 23 marzo, per la precisione.

«...e lui venne licenziato il 6 o 7 maggio. E il motivo non fu la partecipazione al congresso».

Perché lo fece, allora?

«C’era tutta una serie di motivazioni».

Ne sveli qualcuna.

«Chiedete a lui perché è stato licenziato, se vuole dirlo. Lui sa perché».

Kaswalder, perché non lo dice lei?

«Mannò... Fino a quando non è finita l’inchiesta...».

Scusi, presidente, come si sente in questi giorni burrascosi?

«Con la coscienza a posto. Non ho ucciso e non ho rubato niente. E poi sono abituato a queste cose».

Immaginiamo.

«E questo è un attacco politico. Senta: Pruner era un segretario particolare assunto senza concorso. Un rapporto fiduciario, dunque. Nelle carte c’è scritto tutto. E un’altra cosa mi viene in mente: nel 2019 il Consiglio provinciale ha risparmiato 2 milioni e 100mila euro. La Giunta provinciale, in sostanza, ha trasferito al Consiglio 2 milioni e 100mila euro in meno. Non era mai successo».

Meglio così.

«Con questi soldi la Provincia può fare tutta una serie di operazioni: noi abbiamo chiesto che vengano rimpinguati tutti i capitoli riguardanti la povertà. L’aiuto alle persone. E l’ufficio di presidenza, poi: vuole che le racconti?».

Ma certo.

«Prima che arrivassi io, l’ufficio di presidenza aveva 5 dipendenti tra segretari e segretarie. Ora invece sono due».

Da quando il presidente è lei?

«Da quando ci sono io. Sì. Una segretaria è andata via nel luglio 2019 e non l’ho più riconfermata, l’autista commesso è andato in pensione a dicembre... Perché io non ho neanche l’autista. E i segretari, insomma, sono due. E se devo pagare Pruner, beh, lui è il terzo, quindi sono sempre in attivo di due persone».

Capito.

«Perché nel momento in cui ho licenziato Walter Pruner, non ho assunto nessun altro. Il posto è libero. Ma sa qual è la questione?».

Qual è?

«Sono sotto attacco».

E perché?

«Do fastidio perché sono una persona indipendente. È così da sempre. La politica, per me, è una passione: non ne ho mai fatto una professione. La mia professione è il direttore di banca. Quand’ero all’opposizione, un giorno dei colleghi mi dissero: guarda che se non togli quell’emendamento andiamo tutti a casa. Perché il pensiero di questa gente è questo».

E il suo?

«Se io vado a casa ho il posto di direttore di banca. Senta, nel 2013 prendevo 127mila euro; sono diventato consigliere provinciale e ne prendo 115mila. Adesso qualcosa in più perché sono il presidente del Consiglio provinciale. Per cui... capisce... Ma qui ne hanno fatto una questione politica».

Presidente Kaswalder, come andrà a finire?

«Vedremo».

La sua sensazione?

«Non so dire...».

La spingeranno a dimettersi?

«Non è assolutamente un problema, questo».

Quand’è che la questione si deciderà?

«Lasceranno, almeno, che mi venga notificata la sentenza!».

Non le è stata ancora notificata?

«No».

Quando dovrebbe succedere?

«Hanno tempo 6 mesi, credo, ma io non sono un avvocato, dunque non glielo so dire con precisione».

Farà ricorso?

«Certo, il Consiglio provinciale farà ricorso. Di sicuro».

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