Consiglio provinciale tre giornalisti aggrediti da Walter Kaswalder: spintoni fuori dalla buvette ai cronisti di Corriere, Trentino e l'Adige

Walter Kaswalder ieri mattina ha perso le staffe. Come mai gli era successo da presidente del Consiglio provinciale in carica. Nemmeno quando è finito nella bufera per aver licenziato illegitimamente il suo ex segretario Walter Pruner, causando un danno erariale all'ente pubblico da 258mila euro. Oppure quando, come spesso succede, gli viene contestato di non essere una figura super partes.

Marika Giovannini (Corriere del Trentino), Gianpaolo Tessari (Trentino) e Nicola Marchesoni (l'Adige) sono stati "invitati" con strattoni e a male parole da Walter Kaswalder a non mettere piede nella buvette. I giornalisti nell'area dove si trova il bar ieri mattina non sono però mai entrati. Non è finita qui: pochi minuti dopo uno dei tre cronisti si è visto afferrare energicamente dal presidente del Consiglio la mano nella quale teneva il cellulare. Il motivo dell'ira di Kaswalder? La registrazione di un suo acceso confronto con il consigliere di Futura Paolo Ghezzi per negare di aver pronunciato in aula, durante l'assestamento, la frase: «Noi siamo qui a lavorare, la minoranza al bar a cazzeggiare».

Non nella buvette, dunque, ma nei pressi della scalinata che porta all'ingresso della Regione.

All'aggressione hanno assistito diverse persone e alcuni consiglieri, che hanno immediatamente censurato il comportamento di Kaswalder. Il presidente del Consiglio in serata è tornato su quanto successo: «Il mio intento è stato esclusivamente quello di promuovere il rispetto delle regole valide in questo periodo di emergenza sanitaria. Regole chiare, che prevedono l'accesso alla buvette solo dei consiglieri, del personale consiliare e - per il tempo necessario - di un collaboratore in ragione di ciascun consigliere eletto. Per la stampa è a disposizione lo spazio deputato al piano superiore all'emiciclo».

Poi le scuse: «Il mio intervento nei confronti dei tre giornalisti è stato forse brusco e di questo mi scuso, l'ho fatto subito nei confronti degli interessati. Nulla di personale, nulla contro la funzione giornalistica, ma solo la mia personale preoccupazione di assicurare l'applicazione delle regole a protezione di tutti».

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