Covid: con il nuovo Dpcm mascherine e distanziamento obbligatori fino al 7 settembre

È stato il governo ad «assumersi sempre la responsabilità politica delle proprie decisioni». Ma del verbale del 3 marzo del Comitato tecnico scientifico che chiedeva misure restrittive per Alzano e Nembro «sono venuto a conoscenza il 5 marzo» e, dopo un supplemento di valutazione, fu il Cts tra il 6 e il 7 marzo a «convincersi» che servisse chiudere l’intera Lombardia. Giuseppe Conte ripercorre le ore delle decisioni più controverse nella gestione del lockdown.

Ripete quanto detto ai magistrati di Bergamo che indagano sulla mancata zona rossa nei due Comuni del bergamasco. E prova a stoppare la polemica nata dalla pubblicazione del verbale del Cts del 3 marzo, che chiedeva di isolare i due Comuni vista la crescita dei contagi. Lo fa al termine di una giornata di polemiche, con la Lega all’attacco, a chiedere al premier di dimettersi e ai giudici di mandarlo a processo anche per la decisione del lockdown in tutta Italia.

Il premier annuncia in conferenza stampa il nuovo dpcm che sarà in vigore dal 10 agosto al 7 settembre e prorogherà le «misure restrittive minime» per bloccare il contagio: l’obbligo di mascherine, il divieto di assembramenti, la distanza di un metro tra le persone, l’invito a lavare spesso le mani, ma anche la chiusura delle discoteche. Ripartono le crociere e riaprono le fiere. «La curva dei contagi è stabile, con lievi segnali di ripresa», osserva il premier: «L’Italia sta facendo bene rispetto ad altri Paesi e non vogliamo nuove restrizioni ma ai giovani dico che capisco la voglia di movida ma bisogna muoversi in modo responsabile», è l’appello di Conte. Che invita a «rispettare i protocolli di sicurezza sui trasporti» e annuncia nel nuovo dpcm un apposito protocollo per il trasporto scolastico, ma conferma che resta la possibilità per le regioni di indicare misure meno restrittive sugli autobus locali.

Conte si prepara, con i ministri, a una «breve» pausa ferragostana, in vista del lavoro da fare alla ripresa, con il piano per accedere al Recovery fund. E in conferenza stampa, con al fianco ben sei ministri (inclusa la «passionale» Teresa Bellanova che era in clinica per accertamenti e in Cdm si presenta col polso fasciato) respinge le tentazioni di parte della maggioranza assicurando di non avvertire «nessuna esigenza di rimpasto, che è anche una formula logora». Ad agitare l’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa è però la pubblicazione dei verbali del Cts, sui giorni del lockdown.

Matteo Salvini per tutto il giorno attacca, parlando di un governo «criminale». Fa discutere il verbale in cui già il 3 marzo, cinque giorni prima del lockdown lombardo, i tecnici suggerivano al governo di chiudere Alzano e Nembro. Conte cerca di sottrarsi al «giochino» del confronto tra atti tecnici e decisioni del governo e rivendica di non aver «mai delegato la responsabilità politica delle decisioni». Poi però ripercorre puntigliosamente l’iter delle sue scelte. A partire da un dato assai singolare: del verbale del 3 marzo, dichiara, «sono venuto a conoscenza il giorno 5».

«Quel giorno - racconta - a margine del Cdm facciamo una valutazione con i ministri competenti sulla proposta di adottare una cintura rossa per Alzano e Nembro. A quel punto maturiamo la convinzione che sia opportuna una interlocuzione col Cts perché non eravamo più nella situazione originaria dei comuni di Vo e Codogno, quando pensavamo che i focolai fossero solo lì. A margine di quel Cdm abbiamo convenuto di chiedere un approfondimento al Cts: lo chiede il ministro della Salute (Roberto Speranza, ndr) a Brusaferro che la sera del 5 elabora un parere che a notte inoltrata lo manda anche a me. Ci confrontiamo io e il ministro della Salute. Lui il giorno dopo era a Bruxelles e gli anticipo che sarei andato io al Cts.

Avevamo predisposto la zona rossa ma avevamo un dubbio: in una situazione compromessa che senso ha introdurre la zona rossa solo per Alzano e Nembro? Con me - va nel dettaglio Conte - alla protezione civile c’era anche il segretario generale della presidenza del Consiglio. Da quel dialogo parte un supplemento di riflessione del Cts, che la mattina del 6 dispone dei dati aggiornati del 5. A quel punto li lascio liberi di valutare: loro si convincono che sia necessario adottare misure più restrittive. Il parere del Cts è del 7 e in poche ore ci confrontiamo con i ministri e gli enti locali e io tra le due e le tre di notte firmo il nuovo dpcm per tutta la Lombardia». Il premier ribadisce ogni passaggio, ma lascia sul tavolo un dubbio: come mai ricevette soltanto il 5 il rapporto datato 3 marzo?

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