Il voto a Trento: fotografia dei 714 candidati Presenza femminile in lenta crescita Età media di 47,7 anni, il 62% sono uomini

di Matteo Lunelli

Sono 99.130 gli aventi diritto di voto che oggi e domani si recheranno alle urne per scegliere il nuovo sindaco di Trento e per eleggere i 40 consiglieri che per cinque anni governeranno la città.

La maggioranza di chi voterà è donna: il 52,5% della popolazione, infatti, è "in rosa", per un totale di oltre 52 mila persone con una media di 53,8 anni. Gli uomini sono meno ma sono leggermente più giovani, con una media di 50 anni tondi tondi. La media età della popolazione votante è di quasi 52 anni, contro i 50,8 di cinque anni fa. Scende invece l'età media dei candidati (47,7 quest'anno, 48 nel 2015): insomma elettori più anziani chiamati a scegliere persone più giovani.

I cittadini dovranno votare il loro preferito tra gli 8 candidati sindaco in lizza (di cui 2 donne, il 25%): il più giovane è Andrea Merler, 37 anni, il più anziano Giuliano Pantano, 60. L'età media degli otto è di 47 anni, grazie ai quattro "quarantenni" Silvia Zanetti, Franco Bruno, Franco Ianeselli e appunto Andrea Merler.

Per spingere sulla poltrona più importante della città il rispettivo candidato sono scese in campo ben 714 persone (il 62% uomini, il 38% donne), divise in 19 liste.
Il più "spinto", almeno numericamente, è Franco Ianeselli, che ha il sostegno di 7 liste per un totale di 271 persone che ci hanno messo la faccia per lui. Tra queste sette troviamo anche la lista più rosa e più "green", nel senso di giovane: è quella di Europa Verde, che ha una perfetta parità di genere (20 donne e 20 uomini) e l'età media più bassa di tutti (45 anni gli uomini e 40 le donne, per una media quindi di 42 anni e mezzo). Nella classifica delle "liste rosa" al secondo posto c'è quella "del sindaco" a sostegno di Ianeselli, Insieme per Trento, con 19 donne. Poi, con 17 su 37 troviamo "Futura" e con 17 su 40 "Si Può Fare". Le percentuali più basse di donne candidate sono invece nelle liste della "Catena", di "Udc" e di "Azione Unione".

Ragionando per aree politiche nei tre candidati con più di una lista a sostegno, Franco Ianeselli (centrosinistra) è il candidato con il maggior sostegno femminile, sia in assoluto sia in percentuale: sono 111 su 271, ovvero il 40%. Andrea Merler (centrodestra) ha 55 donne su 160 candidati (34%), mentre Marcello Carli (centro) ne ha 38 su 112 (33%). Tutti gli altri candidati sindaco hanno una sola lista e la percentuale di donne varia: per Silvia Zanetti il 42%, per Filippo Degasperi il 30%, per Carmen Martini il 43%, per Giuliano Pantano il 46% e per Franco Bruno il 29%.  

Tornando invece all'età media, se gli "sbarbatelli" sono appunto quelli di Europa Verde, seguiti da Azione Unione, Futura, Patt e Più Trento Viva, quelli con maggiore esperienza, diciamo così, sono in Forza Italia, la cui squadra ha un'età media di 54,5 anni, seguiti da Rifondazione e Movimento 5 Stelle. Proprio tra i berlusconiani troviamo i due estremi, ovvero sia il più giovane, il dicottenne classe 2001 Lukas Gröbner, sia il più anziano, il novantenne classe 1930 Mario Basile (che di qualche mese "batte" Maria Karmela Mattivi del Movimento 5 Stelle).

Un altro aspetto riguarda la provenienza, ovvero il luogo di nascita, dei candidati. Va detto che in alcuni casi si tratta di persone che sono nate al di fuori del Trentino (Trentino Alto Adige nella nostra ricerca), ma che all'età di pochi mesi o di pochi anni sono venute a risiedere in regione. Quindi su 714 candidati poco meno di 500 sono nati in provincia di Trento o di Bolzano, mentre 171 arrivano da altre regioni d'Italia (77 da nord, 70 dal sud e i rimanenti 24 dal centro). In totale 50 persone sono invece nate all'estero ma cittadini italiani a tutti gli effetti: anche in questo caso la lista più "global" è Europa Verde, con 8 candidati nati al di fuori dei confini italiani, seguita da +Trento Viva con 6 e da Rinascimento e Insieme per Trento con 4. Interessante è il fatto che il numero di candidati nati all'estero sia più che triplicato rispetto al 2015, quando gli stessi erano solo 16: un segno dei tempi, con molte persone, magari giovani di seconda generazione, che a Trento ci vivono da anni (o ci sono nate) e che ora si interessano alla vita politica della loro città.

Passando alle curiosità i cinque nomi di battesimo più comuni sono Marco (21), Andrea (20), Luca (17), Paolo (14) e Stefano (12). I cognomi, invece, sono quelli tipici della città: Tomasi (9), Pedrotti (5), Ferrari (4), Franceschini (4) e Degasperi (4).  

Infine i mestieri, anche se in questo caso raggruppare per categorie non è facile, considerato anche lavoratori nella stessa macro area hanno dato definizioni diverse: gli insegnanti sono comunque al primo posto, seguiti dai pensionati (che sono in realtà molti di più, anche se certi hanno preferito citare l'ex mestiere) e dagli operai. Più distanti impiegati e imprenditori.


Boom partecipazione: 261
persone in più rispetto al 2015

 
La popolazione che invecchia inesorabilmente, le donne che provano a entrare nella vita politica cittadina, tanti giovani che hanno deciso di mettersi in gioco. In soli 5 anni molte cose sono cambiate, anche a Trento.
Prima di tutto va sottolineata la partecipazione: nel 2015 i candidati totali erano 448 suddivisi in 12 liste a sostegno di 5 candidati sindaco. Oggi le persone scese in campo sono 714, con 19 liste per 8 candidati a diventare primo cittadino. Insomma, la voglia di fare politica, pur nell'era dell'antipolitica, cresce. E i volti nuovi sono parecchi.
 
I cinque candidati del 2015 erano Paolo Primon (che si ripresenta ma solo nella lista di Si può fare), Antonia Romano (che non c'è), Paolo Negroni (che non c'è), Alessandro Andreatta (che non c'è) e Claudio Cia (che è solo in lista a sostegno di Marcello Carli, ma che resterà nel ruolo di consigliere provinciale). Andando invece al 2009, i candidati erano Alessandro Andreatta, Pino Morandini, Bruna Giuliani, Francesco Porta, Luigi Merler, Claudio Taverna, Alessandro Cocca ed Emilio Giuliana: ci questi solo Bruna Giuliani è ancora in corsa per un posto in consiglio.
Capitolo quote rosa: nel 2015 tra i 40 consiglieri comunali furono eletti 31 uomini e 9 donne. La proporzione ci dice che 1 consigliere su 5 è donna, mentre nel 2009 la proporzione era 1 su 6. Le 9 elette, in realtà, divennero poi 7, considerato che quasi subito Marianna Demattè del Movimento 5 Stelle (dentro Marco Santini) e dopo tre anni Antonia Romano di L'Altra Trento a sinistra (dentro Jacopo Zannini), lasciarono il consiglio. Le 7 donne sono Mariachiara Franzoia (assessora e poi vicesindaca), Roberta Zalla, Martina Loss (poi parlamentare, ma senza lasciare il consiglio), Bruna Giuliani, Roberta Calza, Elisabetta Bozzarelli e Claudia Postal. A queste si aggiunge Chiara Maule, non eletta ma nominata assessora dall'ormai ex sindaco Alessandro Andreatta.

Cinque anni fa la percentuale delle donne nelle varie liste era del 35%, salita quest'anno al 37,8%: un passo in avanti, ma il 50% è ancora lontano e, andando avanti a questo ritmo, ci vorranno decenni per arrivare (almeno) alla parità. L'identikit del consigliere comunale a Trento è presto fatto: uomo, over 50, nato in città. Quest'anno ci sono nelle liste più donne, più giovani e più persone nate o in altre regioni o all'estero, e chissà che quell'identikit non possa cambiare.
 
La palla, o meglio la matita, è in mano agli elettori: cinque anni fa il 53% degli aventi diritto era donna, ma solo il 20% di donne entrarono poi in consiglio. Quest'anno le donne che voteranno saranno un po' meno (52,5%).
Proseguendo nel confronto, cambia anche la geografia politica: alcuni partiti che cinque anni fa si presentarono con una propria lista con tanto di simbolo non ci sono più o semplicemente sostengono un candidato (Cantiere Civico Democratico, Civica Trentina, L'Altra Trento a Sinistra e Progetto Trentino), mentre resistono Forza italia, Lega, Movimento 5 Stelle (pur con la "scissione" e la nascita di Onda Civica), Patt, Pd e Verdi (quest'anno in alleanza con Volt, è Viva e Sinistra Italiana).
Infine i dati demografici: nel 2015 i residenti erano 117 mila, di cui 97 mila maggiorenni (45 mila uomini e 51 mila donne). A votare si recarono 51.429 persone, di cui la maggioranza donne. Quest'anno su 118.902 residenti i maggiorenni sono 99.310 (52 mila donne e 47 mila uomini).
 
L'AUTRICE DELLE STATISTICHE
 
Una miriade di dati e numeri, da ordinare, classificare e analizzare. L'autrice del lavoro che vi proponiamo in queste pagine è una studentessa veronese, precisamente di San Bonifacio: Claudia Giuspoli. Che, dopo aver sostenuto l'esame di data journalism nel corso tenuto da Ivano Bison e Maurizio Napolitano analizzando i dati delle elezioni comunali del 2015, ha voluto darci un aiuto, con la supervisione dello stesso Maurizio Napolitano.
«Ho fatto la triennale in Sociologia - racconta la ventiquattrenne - e ora sto preparando la tesi per la magistrale in una nuovo corso interfacoltà, "Data Science", che coinvolge anche i dipartimenti di Matematica ed Economia».
Dai dati pubblici, ovvero nome, cognome, età e professione dei vari candidati, si possono realizzare statistiche e tabelle.
«Si nota che il "gender gap" si è un po' ridotto, con circa 3 punti percentuali di donne candidate in più rispetto alle scorse elezioni. Ciò significa che le donne entrano di più nella vita politica, anche se bisognerà attendere il 22 settembre per capire se verranno elette o meno. Un piccolo passo avanti, quindi, ma siamo ancora distanti dalla media nazionale. Poi l'età media aumenta di un anno, ma questo andamento è molto altalenante. Infine nella provenienza si nota un aumento di persone nate all'estero».
Ora ad attendere Giuspoli c'è la tesi: «Spero a dicembre di laurearmi, con un lavoro sulle credenze nel cambiamento climatico». Anche in questo caso, quindi, un'analisi di dati e numeri. Che non mentono mai.
«Mi fa piacere vedere che il corso di data journalism della laurea magistrale in data science sia uscito dall'aula: il data journalism è una naturale evoluzione del mondo dell'informazione che mette assieme diverse competenze, ovvero giornalisti, grafici, esperti di dati. Con Ivano Bison abbiamo creato questo corso proprio per offrire un modo diverso attraverso cui gli scienziati dei dati si possono rapportare al mondo del lavoro», commenta invece Maurizio Napolitano.
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