Perché Paolo Ghezzi si è dimesso? La sua lettera aperta agli elettori: "E' ora di un ricambio generazionale"

Ma perché il consigliere provinciale e fondatore di Futura Paolo Ghwezzi si è dimesso dal Consiglio provinciale? Lo spiega lui stesso in una «lettera aperta» inviata ai suoi sostenitori. Che appare più come un bilancio della sua consiliatura.

«Dopo una attenta riflessione ho deciso di dimettermi dal Consiglio provinciale di #Trento. E vorrei spiegare perché.
Per la vita politica non avevo mai avuto aspirazione né ispirazione fino al giugno 2018 quando alcuni amici, PGC Piergiorgio Cattani per primo, mi convinsero a fare il salto in un mondo che conoscevo solo dall’esterno, come giornalista che aveva sempre raccontato la politica e mai pensato di farla in prima persona.
In questi due anni e mezzo (includo la campagna elettorale) ho fatto opposizione al fugattismo che insiste con gli slogan di breve respiro invece di governare con scelte lungimiranti. Ho contestato il leghismo che smantella il civismo inclusivo del Trentino, la cooperazione internazionale e la solidarietà sociale.
Qualche risultato l’ho ottenuto. Ho avuto la soddisfazione di battere, per la prima volta, la maggioranza su un ordine del giorno a difesa dell’acqua bene comune. E grazie a una strategia ostruzionistica (solo così la giunta provinciale è costretta ad ascoltare le minoranze) sono riuscito a far inserire - nella legge sul trasferimento tecnologico - la priorità degli investimenti in ricerca nel bilancio provinciale.
Abbiamo presentato disegni di legge sul sostegno alle donne che subiscono violenza, per il contrasto all’omofobia, per la vendita di prodotti agricoli a km zero.
Sempre attenta alle questioni di genere, Futura ha designato due donne competenti, due docenti universitarie, all’Istituto di statistica e nel cda tutto maschile della Fondazione Mach.
E sono felice di essere riuscito a far cambiare il regolamento del Consiglio provinciale, nella stagione buia della pandemia, per introdurre la possibilità che anche un singolo consigliere, impedito per ragioni fisiche ad essere presente in aula, possa videopartecipare da remoto ai lavori dell’assemblea legislativa. Per i diritti dei disabili è una norma importante.
Diverse altre iniziative di resistenza (come il libro bianco sui live show pandemici di Maurizio Fugatti) ho portato avanti, con il sostegno delle donne e degli uomini di Futura, in questi due anni e mezzo: ma lascio ad altri il giudizio su questa prima fase della sedicesima legislatura.
Io posso dire che ho cercato di interpretare con dignità il ruolo angusto e disarmato che tocca a un consigliere d’opposizione. Molti i fattori avversi: una maggioranza fugattista non disposta mai a considerare con attenzione le idee delle minoranze; una giunta oscillante tra inesperienza presunzione e approssimazione, che non risponde alle interrogazioni scomode e lascia cadere nel nulla le mozioni che pure ha condiviso; una presidenza del Consiglio inadeguata e sbilanciata sulla maggioranza; la scarsa coesione delle minoranze, divise tra chi critica aspramente Fugatti ma poi ne vota spesso le leggi e chi porta avanti un’opposizione più intransigente. Non si è così riusciti a dar vita a quella giunta-ombra che avrebbe potuto far bene al Trentino.
Spero che le elettrici e gli elettori che nell’ottobre 2018 mi hanno dato il voto (e vi ringrazio ancora, ciascuno di quei 5.273) capiscano le mie ragioni: io ho lavorato seriamente e appassionatamente in questa nobilissima avventura ma ora lascio la politica nelle istituzioni perché sento di poter essere utile fuori. Credo nell’importanza della staffetta generazionale, non solo nel mondo del lavoro ma anche in politica, e sento che sia giusto consentirla oggi, per favorire un rinnovamento del Consiglio.
Per due anni e mezzo ho nuotato in questo fiume pieno di responsabilità, insidie e vanità, sparate di propaganda e resistenze al vero cambiamento.
E ora che insieme siamo riusciti a evitare che Trento e Rovereto e Arco finissero sommerse dall’ondata salvinista posso lasciare a un’altra anima di Futura il compito di continuare l’opposizione in Provincia. Proseguirò il mio impegno nella società civile, in progetti sociali, culturali, editoriali. A partire da quello per far vivere la straordinaria eredità morale culturale e politica di Piergiorgio Cattani, appassionato presidente di Futura, che ci ha lasciato l’8 novembre. E ci manca.
Grazie di cuore alla presidente di Futura Claudia Merighi e a tutto il direttivo e ai compagni della prima ora come Andrea Bertotti per il sostegno generoso, grazie alla mia tenace collega Lucia Coppola e alle preziose collaboratrici del gruppo consiliare, alle colleghe e ai colleghi del Consiglio, e a tutti i dirigenti, funzionari, dipendenti del Consiglio. Grazie alla libera stampa che racconta la politica.
Se il prossimo consigliere di Futura sarà, come auspico, il primo dei non eletti Paolo Zanella, cofondatore del nostro movimento, competente sulla sanità e sulla pandemia, da sempre in prima linea per i diritti, sono sicuro che darà un importante contributo come rappresentante di Futura in Consiglio per il bene del Trentino. Grazie, care elettrici e cari elettori e, ancora insieme, buona strada futura».

(foto di repertorio, precedente alla pandemia Covid, ndr)

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