Bassetti (Sat): più cautela negli impianti sciistici Messner invece difende la neve artificiale

di Andrea Bergamo

Il Trentino d’inverno non può fare a meno dello sci, pur in assenza della neve naturale. «Ma nonostante gli impianti rappresentino un fattore di crescita economica, contengono elementi di criticità non trascurabili» sostiene il presidente della Sat Claudio Bassetti, che parla di «problemi ambientali, oltre che legati all’impiego di risorse economiche pubbliche». Il tema era stato affrontato in occasione del congresso 2007 degli alpinisti tridentini, ma da allora poco è cambiato.

«È necessario fare i conti con i limiti della montagna, che non è una risorsa inesauribile. Le risorse idriche potrebbero infatti venire a mancare proprio nel momento decisivo» sostiene Bassetti, riferendosi ai bacini idrici (naturali e artificiali) necessari per l’innevamento artificiale delle piste. Pur rispettando dunque gli interessi degli impiantisti, il presidente della Sat è convinto che non ovunque in Trentino si può rincorrere il modello delle grandi stazioni come Madonna di Campiglio e Dolomiti Superski: «Vanno valorizzate le differenze di ogni territorio, con attrattive che vadano ad incontrare le richieste dei tuiristi».

Anche perché ad inforcare gli sci è «solo» la metà degli ospiti che soggiornano in Trentino. «È possibile dunque promuovere mete turistiche il più possibile sostenibili con investimenti a bassa intensità di capitale, pur mantenendo la propria attrattività» aggiunge il presidente Bassetti, che cita l’esempio dell’impianto Colverde Rosetta, grazie al quale pur in mancanza di neve vengono promosse passeggiate in quota: «Offriamo così un’esperienza che consente di vivere la montagna in modo alternativo, ma non per questo senza emozionarsi. Per questo siamo contrari alla realizzazione di nuovi bacini come quello di Serodoli».

La Sat rimane dunque contraria alla «monocoltura» dello sci, per favorire il turismo invernale. «Pensiamo ad esempio alla possibilità di rendere possibile la percorrenza dei sentieri attraverso una pulizia sistematica, come avviene altrove grazie all’impegno da parte delle Apt».

Intanto, pur evidenziando la propria contrarietà a realizzare nuovi caroselli sciistici, il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi difende la scelta di piazza Dante, che con la controllata Trentino Sviluppo ha investito sugli impianti da sci, in particolare quelli maggiormente in difficoltà.

«Non è possibile – sono le parole di Olivi - che anno dopo anno ci facciamo condizionare dall’assenza di neve per la nostra offerta turistica. Il turismo di montagna sta subendo un importante mutamento, viste le numerose modalità attraverso le quali cercare suggestioni in quota. Non esistono solo gli esasperati del su e giù in pista, che rimangono comunque importantissimi».

Nonostante questo, l’assessore allo sviluppo economico ritiene che «la proposta attuale non ha bisogno di ulteriori espansioni, al massimo potrà essere realizzato qualche “collegamentino”. Gli impianti non devono però richiedere più l’intervento dell’ente pubblico, che è stato corretto in quanto gli impianti rappresentano infrastrutture fondamentali».

Per parte sua, il re degli ottomila Reinhold Messner sostiene la necessità di innevare artificialmente le piste da sci: «È l’unica strada da percorrere per salvare la stagione. Senza neve artificiale non è infatti possibile pensare a un turismo invernale di successo, dal quale dipendono tantissimi posti di lavoro».

In ogni caso, secondo Messner non vale più la pena di investire su nuovi impianti: «Ma dove le strutture per lo sci esistono, queste vanno fatte funzionare a pieno ritmo. Anche nei prossimi anni i gestori saranno costretti a innevare gli impianti a novembre e forse tutto il mese di dicembre. Il caldo globale sta spostando l’inverno sempre più verso gennaio, per farlo protrarre più a lungo. Ricordo comunque che il tempo è in continuo mutamento da milioni di anni, anche per colpa dell’uomo, e prevedo che in Germania dovranno affrontare più difficoltà che da noi. L’innevamento artificiale, insomma, è la nostra fortuna. L’unico freno deve derivare dall’impiego della chimica».

La neve artificiale, secondo Messner, potrebbe peraltro essere «benefica» per il terreno: «Ma solo finché disponiamo di acqua a sufficienza, altrimenti questa attività non sarebbe più legittima».

Lo sci rappresenta la colonna portante del turismo invernale nella nostra regione: «Ma io sono severo nel dire no a nuovi caroselli, a distruggere nuove aree in alta quota, che peraltro potrebbero scippare i turisti a chi ha una tradizione di questo tipo da decenni. Penso al Dolimiti Superski, che a mio parere è l’impianto migliore al mondo e ci viene invidiato anche all’estero».

Se i chilometri di piste percorribili appaiono oggi dimezzati quasi ovunque, i turisti diretti in Trentino per le vacanze dovranno orientarsi verso attrazioni alternative. Alternative che andrebbero ideate dagli stessi territori: «Ormai il numero di sciatori che sfruttano gli impianti di risalita è in costante calo quasi ovunque, mentre camminatori e scialpinisti appaiono in crescita. Così consentiamo agli appassionati di vivere la montagna in silenzio e tranquillità, trasmettendo a chi arriva dalla città la cultura della montagna che loro non conoscono».

La Provincia è intervenuta anche recentemente nel sostenere lo sci: «Tocca alla politica decidere, non certo a me, ma a mio parere le piccole piste che si trovano nelle valli meritano di essere sovvenzionate, perché il rischio è che i bambini che lì abitano non abbiano la possibilità di imparare a sciare vicino a casa. I nostri ragazzi hanno il diritto di imparare a sciare. Se invece una piccola seggiovia che si rivolge a un pubblico di turisti non funziona, allora non merita di essere sovvenzionata».

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