Tav e Italcoge: falsa fidejussione Nuovo imprenditore nei guai

Nuovo capitolo giudiziario nel «libro delle grandi opere». Si torna a parlare di Italcoge, di Tav (Treno ad alta velocità) e del flusso di denaro collegato alla realizzazione del percorso ferroviario


Ci sarebbe stato un accordo sottobanco, corredato da una fidejussione falsa, per permettere all’imprenditore valsusino Ferdinando Lazzaro di riacquistare un ramo della società fallita Italcoge. La stessa accusa viene mossa contro Michele Vigna, curatore del fallimento. I pm Paolo Toso e Stefano Demontis contestano la turbativa d’asta.

L’episodio risale al 2011 e si colloca sulla scia del fallimento di Italcoge, azienda della Valle di Susa - già impegnata fra l’altro nei lavori per il cantiere del Tav a Chiomonte - di cui Lazzaro era stato amministratore. L’imprenditore, secondo l’accusa, avrebbe operato per conto di Italcostruzioni (nel cui organico però ufficialmente non risultava) facendo presentare un’offerta concordata con Vigna.

La proposta - stando agli elementi raccolti finora dai magistrati - sarebbe stata accompagnata da una polizza fideiussoria fittizia emessa da un consorzio di garanzia. Anche il rappresentante di quest’ultima dovrà rispondere di turbativa d’asta.


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