Meteo: tra bombe d'acqua e grandinate un 2019 di eventi estremi in Trentino con un caldo sopra la media di +1,6 gradi

di Matteo Lunelli

Non è record, ma poco ci manca. E la tendenza a un clima sempre più caldo prosegue. A prescindere da come la si pensi su Greta Thunberg e sul riscaldamento globale, la scienza (e i dati) parlano chiaro, anche in Trentino.

Allora partiamo proprio da qualche numero: tutti i mesi del 2019, tranne maggio, sono stati più caldi della media. L’anomalia in Trentino, in media, è di 1,6 gradi, con dei picchi a giugno, dove è stato registrato un clamoroso +4° rispetto al secolo di riferimento. Ma più dell’estate è l’inverno a preoccupare: gennaio e febbraio 2019 sono stati 2 gradi più caldi della media mentre ottobre e dicembre addirittura 2,6. Luglio, agosto e novembre hanno fatto registrare un +1, mentre a compensare, e a evitare che il 2019 fosse da record assoluto, è stato soprattutto il mese di maggio, unico al di sotto della media, più freddo di 2,3 gradi.

Se non vi bastasse, ecco un altro dato: nella stazione di Trento-Laste la temperatura si è assestata nei dodici mesi a 13,8 gradi, al secondo posto nella storia dopo il 2018, anno più caldo di sempre in città, con 13,9 gradi. Secondo la stazione meteo di Rovereto, invece, quello appena concluso è stato il quarto anno più caldo di sempre, e spostandoci in quota, ovvero a Cavalese, la sostanza non cambia e i dati parlano anche in questo caso dolomitico di quarto anno più caldo di sempre.

A fornire questi primi dati è Meteotrentino: i meteorologi sono al lavoro in questi giorni per vagliare, elaborare e validare la massiccia mole di numeri, percentuali e statistiche relativa agli scorsi dodici mesi e forniranno i numeri completi nei prossimi giorni. Ma, appunto, possiamo già dire che il surriscaldamento prosegue inesorabile anche in Trentino.

L’estate appena trascorsa è stata tra le più calde di sempre, così come l’inverno. Autunno e primavera, invece, sono caratterizzati da due mesi totalmente anomali, che “rimescolano” i dati: oltre al già citato maggio di freddo, neve e pioggia (l’1 maggio in maniche corte, il 5 maggio nevicava), c’è anche un novembre con tanta acqua e con nevicate a bassa quota, che ha contribuito in maniera decisiva ad abbassare le medie delle temperature. E proprio questi due mesi di eventi estremi hanno caratterizzato i danni principali all’agricoltura (e quindi all’economia) trentina: a maggio, con i campi in fiore grazie al caldo di marzo e aprile, le gelate hanno messo in ginocchio l’attività vegetativa, con la nevicata del 5 maggio che ha rappresentato una botta non indifferente per chi lavora nei campi. E non va dimenticato il caso dell’apicoltura, con la produzione di miele sostanzialmente azzerata.

Se in Alto Adige il 2019 è stato caratterizzato, oltre al caldo anche da precipitazioni oltre la media con il 30% di pioggia e neve in più, in Trentino da questo punto di vista i numeri non sono così clamorosi. Certo non possiamo parlare di siccità, grazie soprattutto a novembre e alle precipitazioni tra aprile e maggio, ma non si registrano particolari picchi o record. A Trento-Laste è stato il settimo anno più piovoso dagli anni Venti a oggi, mentre nella stazione di Predazzo è stato il quarto anno con più pioggia di sempre.

Insomma, fenomeni che non possiamo liquidare sorridendo con un “pazzo meteo”, ma dati che devono preoccupare, far riflettere e poi far agire, magari in tempi brevi come chiedono da mesi i giovani di Fridays for Future. Perché non si tratta solamente di una gita da rinviare, una felpa da mettere o togliere o una sudata non prevista da fare: la questione, infatti, riguarda da vicino la salute, l’economia, l’agricoltura, la natura, gli animali, il turismo. In due parole, la nostra vita.

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