Le associazioni ambientaliste alla Corte dei conti «La Provincia sperpera soldi per rinchiudere gli orsi Costerebbe meno progettare meglio la convivenza»

di Daniele Benfanti

Hanno mantenuto la promessa. Non mollano. Associazioni animaliste di nuovo in piazza, davanti al Palazzo della Provincia, per chiedere la liberazione dei tre orsi ora presenti nel recinto del Casteller. Questa volta, però, accanto alle motivazioni di carattere ambientale, ecologico, etico ed etologico, hanno affiancato, dati alla mano, motivazioni economiche, per scuotere un'opinione pubblica trentina che – a loro giudizio – è ancora piuttosto fredda rispetto alla battaglia per ridare libertà ai tre orsi giudicati «problematici»: M49, M57 e DJ3.

E hanno denunciato la Provincia, per illecito amministrativo e danno erariale, alla Corte dei Conti, lo scorso 27 dicembre, per i costi sostenuti per mantenere i tre orsi in cattività, considerati uno sperpero. «È uno spreco di denaro pubblico. Nel rapporto provinciale sui grandi carnivori del 2019 – spiegano l'ambientalista storico Marco Ianes e Ornella Dorigatti, referente locale dell'Organizzazione internazionale protezione animali –si legge che i danni da orso sono costati alla Provincia 152mila euro. Bene, ora il presidente Fugatti ne spende 630mila soltanto per il nuovo recinto.

Anche se l'assessora Giulia Zanotelli dice che sono solo 160mila. Abbiamo visto la cifra giusta nella determina del 2 dicembre del dirigente del servizio foreste e fauna».

Come si ricorderà, il vecchio recinto si era rivelato ostacolo blando alla gran voglia di libertà di M49, "evaso" due volte. Il mondo animalista aveva più volte denunciato l'angustia degli spazi riservati agli orsi e gli effetti negativi della cattività su questo tipo di animali. Dalla risposta a un'interrogazione, poi – aggiungono gli animalisti – si evince che il costo del veterinario principale e dei due veterinari di supporto e in reperibilità è di 80mila euro l'anno.

Infine, il costo di mantenimento dei tre plantigradi al Casteller: seimila euro al mese ad esemplare – secondo una stima degli animalisti trentini – tra cibo (solo di miele 2,5 kg a orso al giorno, carne, verdure), manutenzione, pulizia, guardianìa da parte dei forestali.

«Il totale – concludono Ianes e Dorigatti – è di 216mila euro l'anno. Se i trentini non si indignano per come sono trattati gli orsi, speriamo che dicano qualcosa su questo spreco di denaro pubblico in un momento in cui tanti perdono il lavoro e tante famiglie e aziende sono in difficoltà. Costerebbe molto meno cercare di convivere con l'orso».

Nel corso del sit-in di ieri è stata letta la lettera di una pastora del Val di Fiemme, scottata anche dalla perdita di alcuni capi ovini a causa dell'orso, ma convinta che con le giuste attenzioni, si possa convivere con orsi e lupi e sviluppare un turismo curioso nei confronti di questa possibile convivenza. «Non possiamo più andare avanti con la filosofia del "o noi o loro"» aggiunge Sandro, pastore e titolare di una fattoria didattica sulla collina di Trento, sceso con i suoi tre cani e un camper in Piazza Dante. In attesa delle risposte della magistratura sulle condizioni degli orsi del Casteller e del Consiglio di Stato, gli animalisti continueranno con le loro proteste del venerdì. Intanto si è interrotto lo sciopero della fame di Barbara e Stefania, le animaliste valtellinesi che avevano fatto della richiesta di libertà per i tre orsi trentini una battaglia. Le due sono arrivate a una soglia di rischio per la salute.

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