Arrivederci scuola, i consigli della psicoterapeuta per l'estate

Ancora qualche giorno e poi, per tre mesi, sarà sempre domenica. Giovedì 7 terminerà l’anno scolastico per migliaia di studenti trentini: ancora quattro giorni, magari l’ultimissima interrogazione per arrivare al tanto agognato 6, e poi negli zaini, al posto di libri e vocabolari, spazio a infradito e asciugamani, carte da briscola e, perché no, un bel libro.

Per quanto riguarda le scuole superiori vacanze al via per 27.026 studenti, anche se una parte, ovvero i maturandi, dovrà attendere ancora un mesetto. Ma poi, per loro, sarà un’estate ancora più speciale e indimenticabile.

Superato l’entusiasmo iniziale, l’estate alle porte rappresenta anche un grande punto interrogativo: niente più ore a scuola, niente più attività pomeridiane, dallo sport al corso di chitarra o di teatro, niente più impegni. I tempi, prima scanditi dalla prova e dall’interrogazione, dall’allenamento e dalla partita nel fine settimana, si dilatano: l’agenda diventa un grande foglio bianco, con ventiquattro ore e novanta giorni da riempire. Ma come? Ci sono i compiti per le vacanze, ok. E poi qualche gita al lago o qualche giornata in piscina. Magari un lavoretto, considerando però che l’età minima per l’accesso al lavoro è stata innalzata a 16 anni, oppure un maggiore aiuto nelle faccende quotidiane di famiglia. Però il tempo libero a disposizione resta tantissimo e a volte sono la noia e il pendolarismo letto-divano a prendere il sopravvento.

«L’estate è un periodo stupendo per adolescenti e pre-adolescenti: possono coltivare passioni, sperimentare, scoprire se stessi» conferma Fulvia Pietrapertosa, psicologa e psicoterapeuta(nella foto a destra). «L’agenda bianca è un toccasana: all’inizio magari angoscia un po’, ma in fondo di noia non è mai morto nessuno. I ragazzi vivono per mesi l’iperorganizzazione del mondo adulto, hanno sulle spalle aspettative elevate, soffrono lo stare dentro a determinati ritmi e regole, che li porta a essere incapaci di prendere decisioni autonome. Tutto questo va a discapito della loro personalità: adesso, invece, possono prendersi degli spazi. Questi tre mesi sono importanti per sviluppare il tema del desiderio, fondamentale nell’adolescenza: sono abituati a sentirsi dire “studia”, “preparati che c’è allenamento”, “chiama la nonna”, mentre ora sono più liberi di muoversi nel mondo e nella loro quotidianità. Le regole di ogni giorno possono essere modificate, sempre insieme alla famiglia: orari e organizzazione cambiano, ma questo non vuol dire che lo si faccia per trasgredire».

Naturalmente bisogna ragionare diversamente a seconda delle età e tenere conto delle esigenze della famiglia. «I genitori lavorano, quindi c’è la necessità di affidare i ragazzi più piccoli, ma esistono tante associazioni, colonie, iniziative, soprattutto sportive e di esplorazione del territorio. Per i più grandi un periodo di lavoro è consigliato: possono guadagnare qualcosa, mettere alla prova le competenze e rendersi utili. Poi in vacanza si possono riscoprire i tempi personali: alzarsi un po’ più tardi, mangiare senza fretta, telefonare all’amica. E la sera si può uscire, c’è luce e stare al lago anche fin dopo il tramonto con gli amici va benissimo. Poi, se una volta fanno un po’ più tardi, chiudiamo un occhio. Le giornate con gli amici sviluppano la complicità, si può parlare e allungare il giro in bici, il tutto con “morbidezza”: non per caso l’estate è il tempo dei primi innamoramenti».

Rimanendo tra i grandi: la vacanza con gli amici quando va permessa? «Sempre più spesso sento di quattordicenni che vanno tre o quattro giorni da soli al mare, ma per questo c’è bisogno di aver costruito con la famiglia degli strumenti che consentano ai ragazzi di gestire questa libertà. Per i più grandi la maturità segna il rito di passaggio, nel quale i ragazzi si sentono cresciuti e possono allontanarsi dalle sicurezze del nido contando solo su loro stessi».

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