Ora legale verso l'addio Proposta Ue: aboliamola

Il prossimo 28 ottobre potrebbe essere l’ultima volta in cui tutta Europa sposterà le lancette degli orologi. L’addio al passaggio tra ora legale e solare e viceversa sembra essere ormai deciso: la Commissione Ue presenterà «prossimamente» una proposta per abolire il cambio d’ora, su spinta di una consultazione pubblica massicciamente guidata da Germania e Paesi del Nord dove l’84% ha chiesto la fine del sistema in vigore.

Spetterà però ai Paesi decidere se adottare tutto l’anno l’ora solare o quella legale, in quanto la scelta del fuso orario «è competenza nazionale», mentre Bruxelles può solo stabilire se si effettua o meno il cambio d’ora. Un paradosso che potrebbe portare i 28 ad abbracciare fusi orari differenti dagli stati vicini o comunque da quelli attualmente in vigore, vanificando il senso ultimo della direttiva Ue del 2000: armonizzare i sistemi per facilitare trasporti, comunicazioni e così via all’interno dell’Unione.

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«I cittadini vogliono questo, quindi lo faremo», ha annunciato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker alla tv tedesca ZDF, suggerendo anche l’adozione dell’ora legale fissa in quanto «c’è stato un sondaggio pubblico, hanno risposto in milioni e c’è la volontà che l’orario estivo sia quello usato tutto l’anno in futuro».

In effetti mai nella storia delle consultazioni pubbliche Ue sono stati ricevuti a Bruxelles così tanti contributi, 4,6 milioni dal 3 luglio al 16 agosto. Di questi, però, ben 3 milioni, cioè circa i due terzi, sono tedeschi. E anche secondo un insolito sistema di rappresentazione basato sulla percentuale tra numero di risposte e numero di abitanti per Paese, la Commissione evidenzia ugualmente che il più alto tasso di partecipazione al sondaggio è stato quello dei Paesi del Nord guidati dalla Germania con il 3,79%, seguita da Austria (2,94%), Lussemburgo (1,78%), Finlandia (0,96%) ed Estonia (0,94%).
L’Italia, invece, è il secondo Paese con la più bassa partecipazione, appena lo 0,04%, alla pari con la Romania e dietro alla Gran Bretagna (0,02%), ormai quasi fuori dall’Ue.

«Il messaggio è molto chiaro: l’84% è contrario al mantenimento del cambio dell’ora», quindi «prepareremo una proposta legislativa per il Parlamento europeo e il Consiglio, che poi decideranno insieme», ha promesso la commissaria ai trasporti Violeta Bulc. Guardando alle risposte ricevute, però, si evidenzia una spaccatura tra Paesi del Nord e del Sud: Cipro, Grecia, Malta e Italia sono infatti i più contrari al pensionamento del sistema con rispettivamente il 56% dei rispondenti greci ‘pro mantenimento’, il 53% dei ciprioti, il 46% dei maltesi e il 34% degli italiani.

La questione è stata per la prima volta sollevata a Bruxelles dalla Finlandia lo scorso autunno, dopo una petizione per l’abolizione del cambio d’ora che aveva raccolto 70mila firme, a cui si sono poi aggiunte Lituania ed Estonia con il sostegno di Polonia e Svezia. Il caso è approdato al Parlamento europeo, che lo scorso febbraio ha bocciato una risoluzione per l’abolizione del sistema ritenendo che non ci fossero evidenze scientifiche chiare nè a favore nè contro tra effetti su salute, risparmio energetico o sicurezza stradale. Da qui il mandato alla Commissione di approfondire il tema, con questi esiti.

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