Oddio, mia figlia vuole Tik Tok. Da Educa tanti consigli ai genitori, fra pericoli e divertimento, guai ad essere "cringe"

Una “festa delle medie permanente”. Un “disorientante labirinto di specchi”. Sono alcune delle definizioni che commentatori qualificati, ma anche molti genitori danno di TikTok, il social network amato dagli adolescenti. Se n’è parlato sabato durante i lavori (online) di Educa, il festival dell’educazione che si tiene a Rovereto. Con relatori autorevoli, come la rivana tiktoker Elisa Maino: «I personaggi dei social non vivono solo sul web».

Ma cos’è TikTok e come possiamo sostenere i ragazzi nel suo utilizzo? Tanti gli spunti di riflessione emersi dal webinar “TikTok chi è?” moderato da Alberto Brodesco studioso di cinema e media.

Ha aperto l’incontro Alice Valeria Olivieri, giornalista, pubblicista e autrice che ha condotto le oltre 200 persone in ascolto alla scoperta del mondo di questo social network, spiegandone meccanismi e peculiarità. “TikTok non è un social per tutti; tutti i social del resto hanno dei caratteri precisi. TikTok ha un codice molto preciso e può risultare respingente per chi non capisce questo linguaggio.”

Precursori di TikTok possono essere individuati in Snapchat, Vine e poi Musically, e quindi TikTok ne è un’evoluzione: un social dove lo spazio è al 100% dedicato alle immagini, non c’è testo, ma brevi video dove vengono utilizzati il canto, la coreografia e la recitazione.

Una fascia di età molto giovane lo utilizza perché ha l’opportunità di trovare una comunità legata a musica, interessi condivisi: un luogo in cui ci si può confrontare su passioni musicali o serie tv.

“Sicuramente per un adulto è molto difficile capire questo linguaggio e, se tenta di entrare e di utilizzare TikTok rischia di essere “cringe”, ovvero imbarazzante senza averne la consapevolezza”.

E allora cosa può fare un adulto di fronte alla richiesta di utilizzare questo social da parte di un bambino o ragazzo? Ha risposto a questa domanda Sonia Montegiove analista informatica, programmatrice e formatrice, che raccontando la sua esperienza di mamma ha suggerito le vie che un genitore può percorre per trasformare questa richiesta in un’opportunità di crescita reciproca.

“Oltre a dire «no non se ne parla» o «sì, fai quello che vuoi»; c’è una terza via che è quella di provare ad aprire un dialogo con i propri figli su questi temi, spesso non affrontati a scuola. Con mia figlia abbiamo intrapreso una trattativa che ci ha portato a condividere alcune regole sull’utilizzo di questo social: ad esempio aprire un profilo di coppia, non riprenderci mai in viso, provare a trovare un modo diverso di utilizzarlo che non fosse soltanto il balletto”.

Per Sonia Montegiove è fondamentale trasmettere ai ragazzi l’importanza della conoscenza dello strumento e dei termini e condizioni che l’utilizzo del social impone. Acquisire la consapevolezza che si può perdere il controllo su quello che viene pubblicato tenendo così molto alta l’attenzione sui contenuti. Gli adulti hanno la responsabilità di mettere in guardia i ragazzi rispetto ad alcuni pericoli e rischi che si corrono su TikTok (e su altri social). Il rischio dell’omologazione e del fare riferimento ad un unico canone di bellezza dimenticando le proprie specificità; il pericolo del bullismo e ancora l’importanza del peso delle parole utilizzate nei commenti, senza dimenticare l’attenzione alla privacy e alla rete di contatti.

Terza ospite del webinar Elisa Maino, una delle TikToker più famose al mondo, che ha sottolineato che TikTok è un social dove non si condividono soltanto video, ma si possono portare passioni e talenti. “Anche per me non è stato facile all’inizio entrarvi, prima devi capire i meccanismi dei social e non sono facili, ma mi sono avvicinata a questa applicazione perché amo la danza che è la mia più grande passione.”

Elisa Maino ha iniziato ad usare questo social da ragazzina e ha raccontato di averlo fatto con il controllo dei genitori. Esperienza che si è rivelata per lei fondamentale: “un consiglio che mi sento di dare ai genitori è quello di non aver paura di quello che il figlio fa, ma di condividerlo il più possibile: quando noi ragazzi vediamo che un adulto c’è e si interessa, ci fa piacere ed è un modo importante per rafforzare il legame”.

Nel suo primo romanzo “#Ops” Elisa Maino racconta la storia di una ragazza che fugge dalla tecnologia, un racconto che può spiazzare se messo in relazione alla sua popolarità e alla sua vita sul web. “Il tempo che dedico ai social è poco nell’intera giornata; sono molto legata a quello che faccio sui social, ma rimane un hobby. Una giornata ha 24 ore e il resto del tempo faccio cose “vere”, come andare a scuola, stare con la mia famiglia e gli amici. Le cose vere e vissute rimangono molto di più e sono più stimolanti. I personaggi dei social non vivono solo sul web.”

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