Al via Milano Donna, c’è un ponte virtuale con la Cina

“China, we are with you” è il messaggio con cui apre Milano Moda Donna (18-24 febbraio) , che ha scelto di portare avanti una campagna di solidarietà nei confronti della Repubblica Popolare Cinese, impossibilitata a partecipare alla manifestazione a causa dell’emergenza coronavirus.

La campagna è stata sviluppata da Camera Nazionale della Moda Italiana con l’intento di permettere al mondo della moda cinese, che per le attuali restrizioni di viaggio non potrà essere fisicamente a Milano, di vivere l’esperienza della Fashion Week, grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie: verranno trasmesse le sfilate in live-streaming, gli highlight della Milano Fashion Week e creati contenuti speciali ad hoc, attraverso la collaborazione con piattaforme locali. Grazie alla collaborazione con Sino Italian Fashion Town by Chic Group, all’ interno del CNMI Fashion Hub presso la Permanente sono presentati 8 brand cinesi emergenti. Saranno presenti alcuni capi delle collezioni e proiezioni video che daranno l’opportunità a tutti gli 8 designer di partecipare in maniera virtuale a questa edizione della Milano Fashion Week, grazie ad interazioni, personalizzazioni e scambi di messaggi.

Anche il marchio Hui, ormai un habitué delle passerelle milanesi, non parteciperà a questa edizione di Milano Moda Donna. “Questo è per la Cina un momento in cui è necessario - dice la stilista - darsi forza e motivazione reciprocamente, e guardando alla faccenda con positività, potremmo scoprire che una volta terminata l’epidemia i gruppi di lavoro, le aziende e loro strategie e tecniche saranno perfino migliorate”.

Se il coronavirus fa paura del punto di vista commerciale, ora il timore degli operatori del settore è di trovarsi con la sala mezza vuota. Già normalmente molte aziende, oltre a coinvolgere professionisti e addetti del settore, usufruiscono del servizio di ‘pubbliche relazioni’ mirate, fornito da agenzie specializzate, per invitare e coinvolgere ai loro eventi liste di persone altamente targettizzate così da individuare e ampliare il proprio pubblico di riferimento e soprattutto per evitare il rischio più grande per chi organizza eventi: avere pochi partecipanti. Così, a seconda del dna del brand o degli obiettivi di comunicazione dell’evento, viene selezionato e coinvolto un pubblico giovane o meno giovane, di studenti o di professionisti, appariscente o molto formale, di influencer o di celebrità. Anche perché l’evento avviene nella dimensione reale, ma subito diventa un contenuto utile anche per la dimensione social.

“I brand si rivolgono a noi spiegando i messaggi chiave del brand e l’obiettivo dell’evento - racconta Luca Crescenzi, co-fondatore e direttore creativo dell’agenzia Crescenzi & Co. - Raccolte queste informazioni di base, attingiamo al nostro network invitando all’evento solo i contatti raccolti nelle nostre ‘mailing list’ che riteniamo più affini al mondo del brand analizzando le informazioni fornite dall’utente di persona o attraverso i social. Le informazioni più interessanti sono quelle legate a stile di vita, hobby, desideri, ambienti frequentati e conoscenti con cui si relaziona”. Per questa edizione di passerelle, sono già 9 i brand che hanno chiesto un aiutino all’agenzia.

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