Sat, caccia ai tesserati «Con il lockdown avevamo cinquemila soci in meno»

di Leonardo Pontalti

«A maggio contavamo cinquemila soci in meno. Nel corso dell’estate, quantomeno, hanno rinnovato in tremila».

Non è un 2020 facile, nemmeno per la Sat. Non lo nasconde, la presidente Anna Facchini.
Quello delle tessere è uno dei tanti effetti dell’epidemia - assieme alle difficoltà dei rifugi o la cura dei sentieri - che hanno pesato in questi mesi. Ma non hanno sopraffatto il «glorioso sodalizio», che resiste (dal 1° dicembre per chi vorrà contribuire al «recupero» aprirà il tesseramento 2021) e guarda al futuro con slancio.

Le prime settimane d’autunno - da sempre tra i periodi migliori per vivere la montagna (no, non solo per l’inflazionato foliage) - sono il momento migliore anche per fare il punto sull’annata della Sat, dei suoi 26.800 soci, dei suoi 34 rifugi e gettare uno «sguardo sulla montagna», per citare il titolo della mostra proposta dalla Fondazione Museo storico in collaborazione proprio con una delle associazioni simbolo del Trentino, che la presidente ha visitato assieme all’Adige.

Il lockdown ha stravolto anche la vostra attività.
«È arrivato nei mesi in cui tradizionalmente la maggior parte dei tesserati conferma la propria adesione e inevitabilmente si è fatto sentire. Al momento abbiamo ancora 2.000 soci in meno rispetto al 2019. Ma il lavoro delle nostre sezioni, dei nostri responsabili, per recuperare e riattivare integralmente l’attività sociale - con le gite sociali di queste settimane, ad esempio - è stato straordinario. Assieme al ruolo della tecnologia».

State puntando molto sul web.
«Sì, da giugno abbiamo una figura specificamente addetta alla cura dei social. Crediamo sia importante, oggi. Ma soprattutto abbiamo lanciato la app, per il tesseramento online e non solo. Ha avuto un ruolo fondamentale, accanto ai canali tradizionali, che restano imprescindibili».

Come imprescindibile è l’attività dei rifugi. I gestori stanno chiudendo una stagione complicata.
«Nei giorni scorsi li abbiamo incontrati in videoconferenza e ora inizieremo gli incontri individuali. Ogni rifugista ci dirà come è andata e vedremo come poter archiviare la stagione».

Siete pronti a rivedere i canoni di affitto?
Valuteremo ogni aspetto, dai numeri dei rifugi ai dati delle Apt. Poi verremo senza dubbio incontro a chi ha dovuto patire le maggiori difficoltà. È stata un’estate strana, ormai è risaputo, vissuta in quota tra assalti e momenti di vuoto. Ascoltiamo i gestori, poi agiremo di conseguenza. Di certo è stata un’estate molto diversa dalle altre».

Che ha portato in quota fruitori di ogni tipo, non solo gli appassionati.
«Proprio dai rifugi - ma anche dall’esperienza diretta di chi è stato in quota in questi mesi - ci sono arrivate le testimonianze più diverse, anche di momenti di difficoltà. Molti hanno scelto la montagna con l’approccio sbagliato. Per questo credo sia importante il ruolo di realtà come la nostra nel fare cultura della montagna».

Approccio: quello della Sat sulla tutela del territorio viene spesso criticato dagli ambientalisti, che vi ritengono a volte troppo teneri.
«Con il direttivo abbiamo concluso da poco gli incontri con i rappresentanti delle 87 sezioni. Gli sguardi sulla montagna, per citare il titolo della mostra, sono tanti. Nelle valli la montagna si vive anche come forma di sostentamento. La Sat deve tenere conto delle diverse sensibilità dei suoi soci. Sempre tutelando il territorio, ma senza essere ostaggio di pregiudizi o visioni immutabili».

Il 2020 è anche l’(ennesimo) anno dell’orso. La Sat è attiva anche sul fronte della sensibilizzazione alla convivenza tra uomo e animali.
«Ed anche qui non abbiamo mai avuto paura delle critiche. Degli animalisti, in questo caso.
Fin dal 2010, in un documento che poi ha contribuito alla nascita di una commissione grandi carnivori anche in seno al Cai, abbiamo sempre detto che gli esemplari problematici vanno gestiti se necessario con fermezza. Il nostro non è un ruolo “pro” o “contro”. Siamo impegnati nell’informazione e nell’educazione alla convivenza, senza ipocrisie».

La mostra delle Gallerie apre l’avvicinamento al 2022. Come sta arrivando la Sat ai suoi 150 anni?
«In splendida forma, nonostante le difficoltà di questi mesi. Vedo una Sat più aperta alle comunità in cui è inserita; dinamica, custode di valori forti ma non ostaggio della tradizione, capace di essere dinamica e attuale».

Lei, tra l’altro, è stata la prima presidente donna dalla fondazione.
«Diciamo che con me e la mia vicepresidente Elena Guella (l’altro vice è Roberto Bertoldi, ndr) sono vertici che sorridono. Scherzi a parte, non conta tanto il genere di chi è alla guida. Quello che fa piacere è invece vedere quanto sempre più donne sappiano affermarsi e mettere a disposizione le loro competenze a favore di tutti, soci e comunità».

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