Piste da sci trentine 24 milioni per innevare

La neve artificiale costa per i 1600 ettari di piste trentine 24 milioni di euro.

Una cifra che fa titubare gli impiantisti funiviari trentini e che ha spinto, assieme alle tante incertezze ancora in campo, a spostare la decisione sulla partenza dell'innevamento prologo a una stagione invernale che potrebbe anche non partire mai. Il vertice in videoconferenza tra i rappresentanti provinciali e nazionali dell'Anef (la Confindustria degli impiantisti funiviari) ieri mattina ha affrontato in un paio d'ore alcuni dei nodi sul tavolo.

Gli impiantisti, fa capire l'Anef, sono di fatto in mezzo a un guado non semplice da affrontare. Da un lato, se non fanno partire l'innevamento e non attivano gli impianti sono consapevoli che ci sarà di fatto uno stop della stagione invernale per tutti gli alberghi che avrebbero voluto aprire e per tutto l'indotto.

Dall'altro, se partissero con la spesa per sparare neve artificiale, ma poi il Dpcm nazionale e la situazione epidemiologica non permettesse di avere di fatto un afflusso turistico sufficiente, la situazione delle società del settore rischia di avere conseguenze molto negative.

«Le incertezze sul fronte regolatorio ci ha indotto a spostare in avanti la decisione, mi riferisco al Dpcm e alla scelta sugli spostamenti tra regioni e al fatto che sulle linee guida sugli impianti si decide domani in Conferenza Stato Regioni» spiega Luca Guadagnini, responsabile degli impiantisti provinciali. «La decisione in ogni caso andrà presa con responsabilità - afferma Guadagnini - e stiamo interloquendo con la politica sul decreto ristori per vedere, se non si aprisse, di avere delle risorse anche per gli impiantisti, visto che gli impianti a fune sono fondamentali quando si parla di turismo invernale».
«Ci sono delle situazioni di società che andrebbero in default se investissimo i 24 milioni sull'innevamento artificiale e non arrivassero poi risorse per coprire queste cifre. Mentre per le società solide, ci sarebbe uno spostamento in avanti degli investimenti col rischio di perdere capacità di competere con le località austriache. Ora la questione è complessa, decideremo dopo aver capito come si sciolgono i nodi che sono ancora presenti».

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