La fuga in atto dai punti nascita periferici? «Risultato di questa fase di stallo e di caos»

La "fuga" dai punti nascita di periferia? Per qualcuno è il segno di un destino ormai segnato. Per altri un fenomeno transitorio che si risolverà appena tornerà la disponibilità dei medici anestesisti. Di certo i numeri ridotti al lumicino delle ultime settimane - un parto a Cavalese, due a Tione e cinque ad Arco - non sono un bel biglietto da visita per chiedere a Roma il salvataggio dei tre reparti di natalità.

«In queste settimane i punti nascita di periferia vivono una condizione di emergenza dovuta alla carenza di anestesisti, ma è un momento transitorio - sottolinea Pietro Degodenz, strenuo difensore della sanità "di valle" - non appena la situazione dell'anestesia, che è un problema non solo trentino ma nazionale, sarà risolta con l'assunzione di nuovi medici, il numero dei parti tornerà a crescere».

Secondo Degodenz la fiducia delle gestanti nei confronti del proprio punto nascita rimane intatta.

«Da noi - sottolinea il consigliere provinciale della val di Fiemme - il 90% delle mamme vuole partorire a Cavalese. Il calo è momentaneo. Riviviamo quanto era già accaduto a Cavalese a gennaio e febbraio con il pensionamento del primario, dottoressa Zeni. All'arrivo della dottoressa Tenaglia il numero di parti è subito tornato a crescere tanto che il punto nascita di Cavalese, se depurato dei dati di gennaio, febbraio e di dicembre, avrebbe un trend positivo con un + 10%. Diamo quindi fiducia all'impostazione data dall'assessore Zeni e dal presidente Rossi che, d'intesa con l'Alto Adige, a breve presenteranno a Roma un progetto che ha le carte in regola per ottenere la deroga con il salvataggio di un servizio essenziale a Cavalese, Tione e Arco».

Il problema, però, è rendere appetibili per i medici destinazioni "periferiche". All'ultimo concorso solo 6 anestesisti su 16 si sono dichiarati disposti a prendere servizio in ospedali decentrati. «La soluzione potrebbe essere nel riportare il primariato di anestesia - replica Degodenz - in questo modo arriverebbe un medico specializzato di notevole esperienza e si porterebbe dietro qualche allievo. Ricordo che è urgente risolvere il problema degli anestesisti non solo per l'apertura del punto nascita a tempo pieno, ma anche per gli altri reparti, a partire da ortopedia».

La fuga dai punti nascita non sorprende affatto Marco Ioppi. «È un fatto da noi previsto e ampiamente prevedibile - dice il presidente dell'Ordine dei medici - un servizio come quello del parto non può essere a tempo. In questi giorni parlando con un collega non trentino mi ha detto che solo noi siamo riusciti ad inventare i punti nascita socchiusi...». Ma Ioppi cerca di guardare oltre il mero dato statistico ed emergenziale. «Credo - sottolinea - che si debba tornare allo spirito della legge 16 del 2010 che creava il Sop, il Sistema ospedaliero provinciale: tanti servizi sparsi sul territorio ma parte di un unico sistema con il personale assunto non più per il singolo ospedale ma per il sistema provinciale».

Per Ioppi il tema non è la sopravvivenza del singolo punto nascita, ma il funzionamento dell'intero sistema sanitario: «Occorre superare questa fase di stallo e di caos e tornare a creare fiducia nel sistema sanitario garantendo a tutti i cittadini, che vivano in città o nella più remota delle valli, un accesso ai servizi sanitari di base, ma anche un'efficace rete di protezione in caso di emergenza. Dobbiamo chiederci se il servizio così come è stato riorganizzato è meglio o peggio di prima.

A giudicare dalle inquietudini dei pazienti e dallo sconcerto dei medici, c'è ancora parecchio da fare. Il rischio è di creare sempre nuova frustrazione nei medici che operano in periferia e un aggravio di lavoro al centro, dove la situazione è già da trincea».

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