Il cervello ha un "gps" la scoperta dei ricercatori del Cimec di UniTN

Anche il cervello ha un «gps». Uno studio del Cimec (Centro interdipartimentale mente/cervello) dell’Università di Trento ha infatti scoperto che il cervello usa le stesse aree e gli stessi schemi per orientarsi nello spazio fisico e in quello astratto delle idee. Per la prima volta c’è una evidenza empirica dell’uso di mappe spaziali simili per i luoghi e per i concetti. La ricerca è stata pubblicata dalla rivista «Journal of Neuroscience».

La scoperta - sottolineano i ricercatori - spiega anche l’efficacia delle tecniche mnemoniche, come quella dei loci e le mappe concettuali, utilizzate per imparare e consolidare in memoria nomi, date ed eventi. Il parallelismo tra quanto accade nel mondo fisico e in quello delle idee apre, tra l’altro, un’ulteriore chiave per interpretare il decadimento fisico (con la difficoltà a orientarsi anche in casa) e cognitivo (con i problemi di memoria) che caratterizzano le persone malate di Alzheimer.

L’esperimento è stato svolto nei laboratori di Neuroimmagini funzionali del Cimec. Il team di ricerca, guidato da Manuela Piazza e Simone Viganò, ha chiesto ad un gruppo di partecipanti di imparare a riconoscere e nominare delle categorie di nuovi oggetti, mai visti prima, diversi tra di loro per la combinazione di due caratteristiche, grandezza e frequenza di suono prodotto, costruendo così un nuovo spazio concettuale a due dimensioni.

Presentando in sequenza le diverse parole e i diversi oggetti appresi e misurando l’attività neurale attraverso la risonanza magnetica funzionale, si è scoperto che le stesse aree cerebrali coinvolte nella navigazione nello spazio si attivano anche durante l’elaborazione dei nuovi concetti. In particolare, queste aree individuano le caratteristiche necessarie (direzione e distanza) per ricostruire fedelmente il «percorso» effettuato dal pensiero nel passare da un concetto all’altro.

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