In Europa resta l'allarme per consumo di farmaci e antibiotico-resistenza

L'antibiotico-resistenza rimane uno dei grandi probemi di sanità pubblica in Europa.

Il consumo di questi farmaci nel 2019 è rimasto sostanzialmente stabile (-0,4%) rispetto al 2018, ma segna un calo medio complessivo dell'1,5% in confronto al 2010. L'Italia è sempre tra i grandi consumatori, ma registra un calo dell'1,5% in un anno. Preoccupa invece l'aumento della resistenza per alcuni antibiotici di ultima linea, come la vancomicina, raddoppiata tra il 2015 e il 2019.

Lo indica il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) per la Giornata e la Settimana europea di consapevolezza sugli antibiotici che si celebra dal 18 al 24 novembre.

Il consumo medio di antibiotici nell'Unione europea è di 19,4 dosi ogni 1000 abitanti al giorno, con forti oscillazioni che vanno dalle 9,5 dosi dell'Olanda alle 34,1 della Grecia. A livello generale, sia in ospedale che in comunità, non sono stati osservati picchi significativi nell'uso, a parte l'aumento tra il 2010 e 2019 della polimixina in ospedale.

Tra le persone, l'Ecdc segnala un calo del consumo di antibiotici tra il 2010 e 2019 in 12 paesi, tra cui l'Italia (passata da 24,7 dosi del 2010 a 21,7 del 2019), insieme ad Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Norvegia, Slovenia, Spagna e Svezia, mentre è aumentato in 6 paesi (Bulgaria, Grecia, Islanda, Irlanda, Lettonia e Polonia). Nel 2019 oltre la metà dei batteri E.coli e un terzo dei K. Pneumonie isolati sono risultati resistenti ad almeno un antibiotico. I valori più bassi di resistenza sono stati segnalati nei paesi dell'Europa del Nord, mentre quelli più alti nel Sud e nell'Est.

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