Vaccinazioni oltre quota 37mila: Trentino al nono posto in Italia, Bolzano è seconda per percentuale di somministrazioni

di Zenone Sovilla

In Trentino le vaccinazioni intanto sono arrivate a quota 37.333, cifra che comprende - spiega una nota della Provincia - 13.621 seconde dosi e le 6.951 riservate ad ospiti di residenze per
anziani.

In totale 5.198.860 le dosi di vaccino arrivate finora in Italia e distribuite alle regioni.

Di queste un milione sono AstraZeneca, meno di 1'00mila Moderna, le rimanenti Pfizer.

Il report del ministero della salute indica che le dosi somministrate sono 3.647.651, con 1.338.877 persone che hanno anche ricevuto il richiamo.

In termini di percentuali la regione più avantiè la Valle d'Aosta, che ha somministrato il 91,9% delle dosi disponibili, seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano (86,3%) e dalla Toscana (80,9%).

Il Trentino si colloca un po' più indietro, al nono posto, con il 72,2% delle dosi somministrate (37.098 su 51.370 ricevute).

Fanalino di coda resta la Calabria con il 55,3% delle dosi somministrate.

Frattanto, oggi, è arrivata la circolare ministeriale che dà il via libera alle somministrazioni del vaccino AstraZeneca fino ai 65 anni ("ad eccezione dei soggetti estremamente vulnerabili"), il limite precedentemente fissato dall'Agenzia italiana del farmaco era 55 anni.

Il vaccino AstraZeneca, rispetto agli altri due oggi disponibili (Pfizer e Moderna, entrambi a rna messaggero), è più semplice da conservare: non richiede temperature oltre i -70°, bastano tra i 2 e gli 8 gradi.

Nel mondo scientifico, anche italiano, a proposito di questo vaccino si guarda con interesse anche all'esperienza britannica, dove, grazie alla decisione, basata su evidenze sperimentali, di posticipare a tre mesi il richiamo, si è riusciti a dare copertura già a oltre 15 milioni di cittadini, con la conseguente previsione di un piano di allentamento delel misure restrittive che porterà gradualmente a una riapertura generale in Inghilterra il 21 giugno, quando di questo passo le persone vaccinate potrebbero essere circa cinquanta milioni.

Sul fronte dell'Unione europea, intanto, si continua a battagliare con le Big Pharma che faticano a mantenere gli impegni di fornitura: oggi si è diffusa a Bruxelles anche la notizia che proprio AstraZeneca prevede addirittura un dimezzamento delle consegne previste nel secondo trimestre, dopo aver già tagliato quelle di queste settimane. Il contratto con la Ue prevede 90 milioni di dosi nel primo trimestre e il doppio nel secondo: stando a quanto riferito oggi alla Reuters da un funzionario dell'Unione, l'azienda ne consegnerebbe invece, rispettivamente, 40 milioni e poi meno di 90.

La speranza è che nel frattempo, nei prossimi giorni, possa arrivare il via libera a un quarto vaccino, quello della Johnson & Johnson, che sarà prodotto anche negli stabilimenti della francese Sanofi (che a sua volta ha un progetto di vaccino che però incontra difficoltà nella sperimentazione e registra un ritardo di circa un ann o: se4 ne riparlerà nel 2022).
Un altro vaccino che potrebbe ottenere l'autorizzazione d'urgenza dall'Ema è il russo Sputnik, giudicato dagli esperti molto efficace, ma qui sono in campo anche valutazioni geopolitiche e vige la cautela nelle previsioni.

Di certo l'Ue, se vuole uscire dalla pandemia in primavera, deve assolutamente trovare le dosi di vaccino necessarie a una copertura se non da immunità comunitaria, quanto meno tale da garantire una gestione leggera e pressoché ininfluente della circolazione del virus, cioè senza più complicazioni cliniche né necessità di ospedalizzazioni.

Altri candidati sono in arrivo nei prossimi mesi, compreso il vaccino italiano sviluppato da Reitera (ora anche grazie a capitali pubblici), che però ultimerà la fase tre della sperimentazione solo in giugno, quando dunque, se tutto filerà liscio, potrà candidarsi per l'autorizzazione.

Sullo sfondo, in termini più stringenti, resta il confronto tra le autorità europee e le tre multinazionali oggi già in campo: Pfizer, Moderna e AstraZeneca, che però hanno dalla loro clausole contrattuali non particolarmente severe a riguardo della regolarità delle consegne.

Da più parti politiche è stata avanzata, in proposito, la proposta affinché il confronto con le aziende oltre a toccare la questione dei tempi di consegna, si occupi della questione delle licenze (se non della "liberazione" tout-court dei brevetti).

Vari europarlamentari hanno chiesto che si vada sulla strada della "licenza obbligatoria", che aprirebbe la possibilità di produrre i vaccini anche negli stabilimenti di altre aziende farmaceutiche, nei diversi Paesi europei.
Al momento, però, la commissione Ue non ha fatto propria questa proposta.

Qualora si arrivasse a concordare la esternalizzazione di parte della produzione di vaccini, i tempi per la messa a regime delle nuove catene industriali non sarebbero rapidi: si stima dai tre ai sei mesi per sfornare le prime fiale.

LA SITUAZIONE DELLE SOMMINISTRAZIONI NELLE REGIONI ALLE 19 DI OGGI


 

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