Da 25 anni la Fondazione De Carneri lotta contro le malattie tropicali

di Guido Smadelli

CLES - Da 25 anni la Fondazione Ivo de Carneri, intitolata al noto parassitologo nativo di Cles, opera proseguendo la lotta contro le malattie che causano nei Paesi in via di sviluppo migliaia di morti. «Malattie dovute alla povertà, che nelle università vengono poco studiate, di cui molti Paesi, e l'industria farmaceutica, si occupano scarsamente», afferma Alessandra Carozzi, vedova di Ivo de Carneri, che assieme ai suoi famigliari guida la fondazione.

«Da 25 anni gestiamo, in partenariato con il Governo locale, il laboratorio di sanità pubblica Ivo de Carneri di Pemba (Zanzibar; centro con cui il comune di Cles è gemellato, ndr), che è un centro di collaborazione dell'Oms, di cui segue le linee guida. In particolare, siamo impegnati nelle campagne di controllo della schistosomiasi e dei parassiti intestinali, oltre ad essere centro nazionale per il controllo della tubercolosi». Schistosomiasi che fa parte della famiglia delle elmintiasi (vermi), e che conta 200 milioni di persone infette, con 10 mila morti l'anno, e 700 milioni a rischio di contrarre l'infezione. Nei giorni scorsi l'Oms ha celebrato la giornata mondiale per le malattie tropicali neglette (ne sono state individuate venti), che è stata sostenuta dalla Fondazione Ivo de Carneri, assieme a Istituto superiore di sanità, Società italiana di parassitologia, Società italiana di medicina tropicale, Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri", Sightsavers Italia, Università di Milano e Centre for multidisciplinary research in health science; sottolineando quanto rilevato nel laboratorio di Pemba, dove oltre alla schistosomiasi vi sono casi di filariasi linfatica (120 milioni di persone infette nel mondo), geoelmintiasi, lebbra, dengue, rabbia. «Malattie legate strettamente alla povertà», viene affermato. «Oltre che mancanza di igiene, cattiva alimentazione, mancanza di strutture sanitarie di base, e ad esserne colpiti sono soprattutto i bambini. Intervenire per curare, prevenire, ed eliminare queste malattie tropicali dimenticate», precisa Alessandra Carozzi, «significa promuovere lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi endemici, nonché interrompere la catena malattia-povertà».

Un lavoro che la Fondazione Ivo de Carneri ha avviato ormai da un quarto di secolo, con il Laboratorio di sanità pubblica intitolato al parassitologo clesiano, diventato un "Who collaborating center" per il controllo delle malattie neglette, sul cui tema opera attivamente da anni, sostenendo un dispensario materno infantile e avviandone un altro dotato di sala parto dove le donne possono trovare risposte adeguate.

Il citato laboratorio opera con personale locale, in collaborazione con istituzioni italiane e internazionali; da tempo Centro di collaborazione dell'Oms, avvalendosi della supervisione per campagne specifiche e per la formazione. Il lavoro della Ivo de Carneri non si arresta comunque al laboratorio. «Abbiamo avviato degli studi in ambito agricolo, sempre per garantire l'igiene», afferma Alessandra Carozzi. «Dato il periodo, ci si occuperà anche di virus, in particolare del Covid-19, istituendo un apposito laboratorio, dato che nuovi virus sono originati da animali. E in Zanzibar ci si trova in un ambiente agricolo». Nonostante la sua scomparsa, l'attività di Ivo de Carneri continua.

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