«Fare il portiere non è tutto nella vita»

Spesso dire no è un atto di coraggio. Se poi dici no ad un'esperienza professionistica in Seconda Divisione, tra i pali della prestigiosa squadra del Mantova, allora il valore di questa decisione assume contorni di fertile curiosità e interrogativi che si pongono a iosa. Chi ha rifiutato un anno di contratto al Mantova è il popolarissimo portiere trentino nato nel Mezzocorona Calcio, il classe ‘91 Gregorio Fracalossi, che, dopo quattro giorni nella città virgiliana e due nel ritiro di Cles, ha magari dormito non benissimo quella notte ed ha poi deciso di rinunciare

di Stefano Parolari

Spesso dire no è un atto di coraggio. Se poi dici no ad un'esperienza professionistica in Seconda Divisione, tra i pali della prestigiosa squadra del Mantova, allora il valore di questa decisione assume contorni di fertile curiosità e interrogativi che si pongono a iosa.
Chi ha rifiutato un anno di contratto al Mantova è il popolarissimo portiere trentino nato nel Mezzocorona Calcio, il classe ‘91 Gregorio Fracalossi, che, dopo quattro giorni nella città virgiliana e due nel ritiro di Cles, ha magari dormito non benissimo quella notte ed ha poi deciso di rinunciare. Tra l'incredulità di molti, tra cui il suo allenatore in seconda Gianni Migliorini, che con Gregorio ha giocato in D tra i Draghi con mister De Agostini, e il suo direttore generale Alessandro Dusi ex della Sambonifacese e del Trento in C.
 

Gregorio ti è venuto a cercare qualche altro dirigente, qualche altra squadra?
«No - ci risponde con una squisita gentilezza intuendo che poi arriveranno le domande spinose - perchè il mercato è saturo. Il calcio d'oggi è fatto di occasioni saltuarie, difficile che qualcuno che voglia fare questo lavoro le può perdere».
 

Se ti chiamasse qualcuno, un'extraregionale o una regionale?
«Ho detto di no a rifare il titolare in D al Mezzocorona - continua Gregorio - e fuori regione penso che non sia il mio posto. Ho qui i libri aperti per rimettermi seriamente a studiare, la facoltà di Economia e Commercio è il mio primo obiettivo. L'ho sempre fatto di studiare anche se conciliavo molto di più con gli allenamenti a Mezzocorona. Certo arrivasse qualche proposta in zona penserei ad una valutazione. Sono svincolato, potrei iniziare a giocare anche subito. Prima quella poi la verifica dell'opportunità. A me il calcio piace e per il calcio ho fatto tanti sacrifici. Però a Mantova non era il caso che restassi».
 

Gregorio, qual è la tua verità su questo clamoroso rifiuto, dopo pochi giorni di ritiro, di giocare nel Mantova?
«Innanzitutto - ci spiega un lucido Fracalossi - anche se l'età di un portiere è quella che va più in là di tutta la squadra in quanto a esperienza, la scelta di non restare a Mantova la considero "di vita".
Ho fatto un ragionamento dentro di me dopo un primo colloquio con l'allenatore Sala (ex del Renate) e ho pensato: "ma ne vale la pena?" Un anno qui e poi punto e a capo. E' vero tutto su Mantova: una piazza stimolante, una società blasonata, un impegno professionistico che avrebbe potuto aprire scenari d'alto livello.
Non è neppure vero che c'era la competizione con gli altri due portieri a frenarmi. Ho deciso di tornare sui libri. Qualche amico ha detto che ho fatto male, qualcun altro mi ha capito. Io penso che in questo momento le mie uniche garanzie e prospettive non siano quelle di un lavoro professionistico tra i pali.
Tutto qui. Mi è anche stato detto che è una rinuncia fatale, da chi mi sta vicino, e che è dettata dall'emotività per uno come me che il calcio lo adora».
 

Non è stata una sofferenza, quindi, quella di dove mollare una prospettiva di carriera?
«Non è una resa. Sono abituato anche alle dinamiche dei gruppi. Ricordo che in Seconda divisione a Mezzocorona quando arrivò Cicioni lasciai il posto senza drammi. Per questa storia di Mantova io sono a posto con la mia coscienza».
 

Per certi versi, ma in altre sfaccettature, anche il tuo ex compagno di Mezzocorona Davide Panizza rinunciò al Mantova. Che lo tenne sulla corda per mesi.
«Pure lui - chiosa Fracalossi - rimase deluso. Ora è laureato ed è negli Stati Uniti a trovare il cugino e ad imparare l'inglese. Visto, non c'è solo calcio».

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