E' ufficiale: il Milan ingaggia Zlatan Ibrahimovic, sperando in un miracolo di primavera

Il 29 agosto 2010 Zlatan Ibrahimovic si presentò a San Siro con la celebre frase «vinciamo tutto» e nove mesi dopo portò il diciottesimo e ultimo scudetto al Milan, capace da trascinatore di interrompere la quinquennale egemonia dell’Inter del triplete. «Cambieremo il corso di questa stagione», lo slogan con cui lo svedese oggi, nel giorno del suo ritorno dopo sette anni, cerca di spronare l’ambiente a rimettersi in sesto dopo l’undicesimo posto in classifica e la straziante umiliazione di Bergamo. Lo specchio dei tempi. «Sto tornando in un club - le sue prime parole - che rispetto enormemente e in una città che amo. Lotterò con i miei compagni di squadra per cambiare il corso di questa stagione e farò di tutto per centrare i nostri obiettivi». Comunque vada, durante la passerella dell’Epifania contro la Sampdoria, il pubblico di San Siro lo acclamerà come un Messia. Niente male per chi ha una considerazione di se stesso pari a quella di un dio laico.

L’ufficialità arriva dopo il tramonto, al termine di una giornata intensa: già all’alba Ibrahimovic aveva iniziato a giocare sui social e mandare indizi sulla sua nuova destinazione, con una storia su Instagram in cui viene ritratto con gli occhi rossi come il fuoco, rimandando al colore nero sia negli abiti indossati che nei contorni delle pupille. Contratto di sei mesi, rinnovo automatico per un anno in base a gol e presenze. Le visite mediche sono fissate per il 2 gennaio per via di alcuni affari privati che lo svedese deve sbrigare ma non è escluso che lo svedese possa anticipare il suo avvento a Milano. Ibrahimovic, quindi, non si allenerà con i nuovi compagni alla ripresa dei lavori a Milanello, prevista per il 30 dicembre, e avrà bisogno di almeno un paio di settimane per raggiungere un buon livello di forma.

Per lui il fondo Elliott ha fatto uno strappo alla regola, acquistando un ultratrentenne, e sconfessando il progetto giovani, troppo indisciplinati per costruire una squadra di vertice. A lui la dirigenza chiederà di elargire carisma nello spogliatoio. Da lui Pioli si aspetta gol e qualità, aumentando anche la «competitività» degli allenamenti. Dovrà sfatare la maledizione della «9», anche se è ancora in dubbio quale numero di maglia potrà indossare: la 11 utilizzata nel suo periodo rossonero è sulle spalle di Borini, la 9 è di Piatek ma entrambi i rossoneri non sono affatto certi di restare (interessano, rispettivamente, a Genoa e Fiorentina). Dovrà essere comunque un mercato a saldo zero: Todibo o Dani Olmo potranno arrivare al Milan solo se ci saranno cessioni importanti, Paquetà in primis con destinazione Parigi. Proprio dove Ibrahimovic era stato spedito contro voglia assieme a Thiago Silva nel 2012, l’ammainabandiera dell’allure del Grande Milan.

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