Rossella Olivotto: «Riparto da Busto sognando l'Italia»

di Nicola Baldo

 Ad attendere Rossella Olivotto c'è una nuova divisa, interamente rossa. Quella dell'Uyba, la Unendo Yamamay di Busto Arsizio, la società "delle farfalle", dove la centrale trentina, classe 1991, arriva dopo due stagioni a Bergamo chiuse vivendo una situazione surreale. «Fortunatamente buona parte della quarantena l'ho fatta qui a casa, a Trento - racconta Olivotto - ma quando questa pandemia iniziò Bergamo viveva una situazione davvero difficile. Io vivevo in pieno centro e la situazione era surreale. Strade deserte e un grandissimo silenzio, si aveva paura anche solamente ad uscire di casa per buttare la spazzatura o fare la spesa ed ogni due minuti si sentivano le sirene delle ambulanze. Spero davvero che Bergamo sappia rialzarsi presto, perché è una città, sono persone e un ambiente davvero fantastici».
Per lei due stagioni a Bergamo in chiaroscuro.
«Dal punto di vista dell'ambiente e della società sono stati anni bellissimi. I tifosi di Bergamo sono sempre stati vicini alla squadra, anche quando il primo anno non cogliemmo i risultati sperati come, ad esempio, la mancata qualificazione in Coppa Italia e ai playoff. Non hanno mai fatto mancare il loro apporto. In questa seconda stagione, anche grazie all'arrivo di Fenoglio come allenatore, eravamo in netto miglioramento e sono convinta che ai playoff saremmo potute essere un brutto cliente per tutti».
La quarantena come l'ha vissuta?
«Continuando ad allenarmi ogni giorno, almeno per mantenere il tono muscolare. E studiando, dando alcuni esami ovviamente telematici di Scienze della Comunicazione».
E rispondendo sì alla proposta della Uyba.
«Qualche richiesta l'ho avuta nelle scorse settimane, ma quando è arrivata quella di Busto Arsizio non ci ho pensato due volte. Le conferme di Leonardi e Gennari così come gli arrivi di Gray, schiacciatrice dal braccio pesante, e della palleggiatrice Poulter, atleta molto fisica che a Chieri ha fatto davvero benissimo giocando una palla velocissima e spinta, sono tutti tasselli per la costruzione di una squadra competitiva ed equilibrata. Busto ormai da anni segue questa filosofia: cercare di costruire in primis dei buoni gruppi, con un'ottima amalgama fra le ragazze. E ritengo sia la filosofia più corretta. In questo sport non si vince mai singolarmente e avere un buon feeling con tutte le altre ragazze del gruppo è importante».
A Busto, poi, giocherete la Champions League.
«Non so se ancora sia sicuro al cento per cento ma sembra proprio di sì, quindi sarà un'altra bella occasione per cercare di giocare ad alti livelli».
Sapete già quando potrete rientrare in palestra?
«Non ancora né come potremo rientrare in palestra. Se dovremo giocare con la mascherina o cose del genere. Concordo sul fatto che si potrebbe anticipare l'inizio della stagione rispetto al solito, ormai siamo ferme da oltre due mesi e servirà un po' di tempo prima di giocare per trovare la forma migliore».
Il ct azzurro Mazzanti in questi mesi si è fatto sentire?
«No, dopo la convocazione del 2018 non l'ho più sentito. Io penso a fare del mio meglio ora con Busto ed è chiaro che resta il sogno di una chiamata, anche in vista delle manifestazioni del prossimo anno. Sarebbe un onore grandissimo e un sogno, ma tutto dipenderà da quello che riuscirò a dimostrare con Busto».
Per poco l'anno prossimo non faceva il derby con la sua ex società, la Delta Informatica Trentino Rosa.
«Ci ho sperato davvero tanto e mi sarebbe piaciuto tantissimo. Per tutta Trento avere una squadra di A1 femminile sarebbe una cosa bellissima, per tutto il movimento trentino. Hanno una squadra davvero di altissimo livello. Ho letto poi che stanno pensando a Maria Luisa Cumino in palleggio, quest'anno ha giocato contro di noi in A1 perché la Orro si era infortunata e ha disputato davvero una bella partita. È un'ottima atleta».

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