Processo a marito violento Striscioni davanti al tribunale La difesa chiede il cambio sede

 «La violenza sulle donne comincia a casa e continua in tribunale».

Questa frase, assieme ad altre analoghe, compariva questa mattina sui manifesti esibiti davanti al tribunale di Bolzano da parte delle esponenti dell’associazione «Gea - Per la  solidarietà femminile contro la violenza».

La manifestazione era stata organizzata in occasione di un’udienza del processo, che si svolge con rito abbreviato davanti al gup Peter Michaeler, per tentato omicidio a carico di un cittadino albanese di 42 anni che il primo marzo 2019 accoltellò la moglie in via Claudia Augusta.

La donna, che già all’epoca viveva in una casa protetta con le figlie dopo aver denunciato il marito per episodi di violenza, riportò gravissime ferite ma si salvò.

Oggi l’avvocato difensore dell’uomo, Nicola Nettis, ha chiesto la remissione del processo in altra sede, come previsto dal codice di procedura penale «quando gravi situazioni locali, tali da turbare lo svolgimento del processo, pregiudicano la libera determinazione» dei giudici.
Sarà ora la Corte di Cassazione a decidere se la manifestazione di oggi, preceduta da un’identica iniziativa da parte della Gea anche in occasione dell’udienza dello scorso ottobre, rientri nei casi previsti per la remissione del processo. «Non ci faremo intimidire da questa richiesta dell’avvocato difensore - annuncia la presidente dell’associazione Gea, Christine Clignon - Alla prossima udienza udienza ci saremo ancora e saremo una marea».

L’associazione rivendica il diritto alla libertà di espressione e lamenta il fatto che la donna vittima della violenza sia costretta a vivere nascosta in una casa protetta mentre il marito violento sia a piede libero, in attesa della sentenza.

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