Il ghiacciaio scomparirà nel giro di 25-30 anni
Uno studio del Cnr-Ismar non lascia alcuna speranza
Il 28 settembre Mountain Wilderness aveva celebrato il "Requiem" per il ghiacciaio della Marmolada, testimoniando la situazione drammatica del gigante di ghiaccio, messo in ginocchio dal riscaldamento globale. Il giorno dopo, un altro "funerale" era stato celebrato sul ghiacciaio del Tuckett, nel gruppo del Brenta. Catastrofismi? Niente affatto: solo la presa d'atto di una drammatica realtà, che dovrebbe aprire la riflessione anche sulla battaglia in atto per un maggior sviluppo degli impianti, che alla luce della sparizione del ghiacciaio sembra davvero inutile.
In soli 10 anni la Marmolada, montagna iconica delle Dolomiti, ha ridotto il suo volume del 30%, mentre la superficie persa è stata del 22%. A rivelarlo, uno studio condotto da un team di ricercatori dell'Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), delle Università di Genova e Trieste, dell'Università gallese di Aberystwyth e dall'ARPA Veneto, che ha messo a confronto due rilievi geofisici sul ghiacciaio effettuati nel 2004 e nel 2015, di cui in agosto era stata data una anticipazione. Il lavoro è pubblicato su "Remote Sensing of the Environment".
«Il primo rilievo - spiega Renato Colucci del Cnr-Ismar - è stato acquisito usando un "ground penetrating radar" (GPR) terrestre, una tecnologia non invasiva utilizzata in geofisica, basata sul segnale elettromagnetico riflesso e trasmesso dal terreno a seconda delle caratteristiche, creando sezioni dettagliate. Il secondo, invece, usando dati raccolti in volo con GPR da elicottero. In questo modo è stato possibile ricostruire due modelli 3D del ghiacciaio che hanno permesso di misurare con precisione non solo le caratteristiche interne e morfologiche, ma anche l'evoluzione recente nel corso del decennio, quantificato in termini volumetrici».
Il ghiacciaio, un tempo massa glaciale unica, è ora frammentato e suddiviso in varie unità, dove in diversi punti affiorano masse rocciose sottostanti. I terreni carsici, come la Marmolada, sono irregolari e costituiti da dossi e rilievi. Se il ghiaccio fonde gradualmente, le aree in rilievo affiorano, diventando fonti di calore interne al ghiacciaio stesso. «Questo aspetto, unito al cambio di albedo (la neve e il ghiaccio sono bianchi e riflettono molta radiazione solare, mentre la roccia, più scura, ne riflette di meno) - aggiunge Colucci - sta ulteriormente minando la "salute" della Marmolada accelerandone la già forte e rapida fusione».
La ricerca ha inoltre evidenziato che, se il tasso di riduzione continuerà di pari passo come nel decennio analizzato, nel giro dei prossimi 25-30 anni il ghiacciaio sarà praticamente scomparso, lasciando il posto solo a piccole placche di ghiaccio e nevato, alimentate dalle valanghe e protette dall'ombra delle pareti rocciose più elevate, non più dotate di crepacci e di movimento. «Il ghiaccio, quindi, non esisterà più. E se, come da scenari climatici, la temperatura nei prossimi decenni dovesse aumentare a ritmo più accelerato, questa previsione potrebbe essere addirittura sottostimata e la scomparsa del ghiacciaio potrebbe avvenire anche più rapidamente. In ogni caso, «anche se la temperatura restasse com'è, il ghiacciaio è già in totale disequilibrio con il clima attuale e quindi il suo destino appare comunque segnato».