L'ex Scario Boninsegna: "Tanta amarezza, ho provato a mediare, ma è stato inutile"

di Mario Felicetti

L’amarezza rimane, e si vede, ma c’è anche la consapevolezza che non c’erano alternative. «Come ho già sottolineato nello scorso Consiglio dei Regolani - dice l’ex Scario Giacomo Boninsegna - già da qualche mese, nelle riunioni informali settimanali, avevo avvertito una incrinatura nei rapporti tra me e la maggioranza dei Regolani, soprattutto sulla gestione dell’Azienda Agricola Forestale e della segheria.A voce si affermava che non era in discussione la fiducia nello Scario, ma nella realtà c’erano chiare divergenze di vedute. Ho cercato di mediare, di trovare una sintesi tra le diverse opinioni, preoccupato anche della stagnazione del mercato del legname e della grande quantità di prodotto invenduto. Soprattutto per questo ho ritardato le mie dimissioni, ritenendo inopportuno abbandonare la carica in un momento così difficile. Poi la fase critica è stata superata e quindi, provato nel fisico e nel morale, non avendo più la serenità sufficiente per affrontare un peso così gravoso, ho deciso di lasciare. In questo momento, posso solo dire che al bene della Magnifica ho dedicato quasi tutto il mio tempo, superando ostacoli inimmaginabili. 

Sei anni fa, in tempi normali, la Magnifica era al limite del sostentamento. Ci siamo rimboccati le maniche e siamo arrivati ad una situazione economica sana, anche con il sostegno della Provincia che, tra l’altro, dal 2016 ci ha erogato, grazie alla mia mediazione, 250.000 euro all’anno di contributo per sostenere le spese dei custodi forestali. Ma ci sono stati anche altri risultati importanti».

Lo Scario Renzo Daprà e vicescario Filippo Bazzanella hanno dichiarato che bisogna cambiare passo e che serve una svolta. quasi a sconfessare quanto fatto finora.
«La polemica non mi interessa. Tra i risultati ottenuti, voglio solo ricordare l’accordo con gli allevatori, che ho convinto a versare alla Magnifica il 35% del famoso contributo Pac della Comunità Europea per reinvestirli nella manutenzione dei pascoli. Quest’anno si tratta di 170.000 euro. E poi la tempesta Vaia, con 400.000 metri cubi da recuperare e vendere, rispetto ai 320.000 quantificati all’inizio. Un impegno enorme, che abbiamo portato avanti con grande determinazione. Molto legname è stato venduto all’estero, ma nel 2019 circa 10 milioni di euro sono andati a ditte di Fiemme ed un milione e mezzo agli autotrasportatori locali. Senza dimenticare i lavori per il recupero della rete stradale. C’erano 300 km di strade danneggiate. L’80% dei lavori, che hanno comportato una spesa complessiva di circa 3 milioni di euro, coperti al 100% da contributi provinciali, sono stati appaltati a ditte locali e conclusi entro giugno. Tra l’altro, molte strade sono state trasformate da trattorabili a camionabili. In ottobre, grazie al lavoro di una squadra costituita ad hoc, sono inoltre finiti i lavori di ripristino dei sentieri Sat sul nostro territorio, ad eccezione di quelli ancora invasi dagli schianti. Mi pare che non siamo rimasti con le mani in mano».

O che cosa rimane ancora da fare?
«Occorre portare a termine la raccolta degli schianti e provvedere al rimboschimento delle aree devastate. Su circa 1.000 ettari di boschi schiantati, parte dovranno essere rigenerati con piante di larice e parte recuperati a pascolo, specialmente quelli vicini alle malghe. Rimane anche il discorso relativo ai piani economici, in attesa di sapere quanto legname la Provincia consentirà di tagliare nei prossimi anni. Un aspetto basilare».

Si è sottolineata nei giorni scorsi la necessità di modernizzare, digitalizzare ed informatizzare la magnifica, chiudendo con il passato. cosa ne pensa?
«Penso che non si tratta di fare un’operazione aritmetica ed il bosco non va d’accordo con la matematica ed i computer. Non sono informatizzato e confermo la mia ignoranza in proposito, ma gli uffici non sono fermi e ritengo che una buona gestione dei boschi sia soprattutto legata alla conoscenza diretta dei problemi. Gli interventi si fanno dopo opportune verifiche sul campo e quando il bosco è sano, come è attualmente. Per quanto riguarda il passato, io sono sempre entrato in punta di piedi ed ho sempre rispettato il lavoro dei miei predecessori».

Qualcuno, a proposito dello scario che è anche presidente della segheria e membro del comitato di gestione del Parco di Paneveggio Pale di San Martino, parla di eccessivo accentramento di poteri.
«La sinergia tra Ente Istituzionale e segheria non va contro lo Statuto, quindi ci può stare, ma bisogna saper gestire bene le cose e mantenere un certo equilibrio».

Il vicescario ha dichiarato che non c’e’ piu’ spazio per i battitori liberi. A chi si riferiva secondo lei?
«Sinceramente non ho capito che cosa volesse dire. Personalmente ho votato sia il nuovo Scario che il vice, responsabilmente convinto che la Comunità debba andare avanti. Se la Magnifica ha vissuto per secoli è perché ha messo da parte i personalismi ed ha guardato esclusivamente alla vita dell’Ente».

Che cosa la ha deluso di più in quest’ultima vicenda personale?
«Forse si poteva agire in maniera più franca e corretta ed è sicuramente questo il mio rammarico più grande, anche se comunque non è mancata la soddisfazione per le testimonianze avute in valle di solidarietà e di apprezzamento del mio lavoro».

Quanto ha influito, nelle sue dimissioni, la vicenda dell’ospedale?
«Lo ho già dichiarato. La mia scelta non è frutto di quella polemica politica, che non mi interessa. Mi rimane il dispiacere di aver, forse ingenuamente, creduto, in buona fede, alle parole ed alle assicurazioni di qualche amministratore provinciale. Oggi purtroppo, se non c’è scritto nero su bianco, il giorno dopo si smentisce tutto».

E adesso, che cosa farà?
«Voglio andare nel bosco e godermelo assieme ai miei nipoti. Per quanto riguarda la Magnifica, non ho accettato alcuna delega, pur dichiarandomi disposto a collaborare, se richiesto, con i Regolani che intenderanno avvalersi della mia esperienza. Non mi preoccupano i problemi ma il clima all’interno del consiglio. Mi auguro che ci siano le condizioni per andare avanti nel rispetto dei ruoli di ciascuno. Colgo l’occasione anche per salutare e ringraziare tutti i dipendenti ed i collaboratori per il grande impegno profuso in questi anni».

Per concludere, pensa di convocare i vicini della sua Regola di Predazzo per parlare con loro di quanto è successo?
«Mi sono già incontrato con il mio consiglio di Regola, ma penso che, se possibile, a dicembre convocherò anche un’assemblea».

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