Fiori rubati al cimitero Incastrata dalla fototrappola

di Marica Viganò

Utilizzata per immortalare di nascosto gli animali, la “fototrappola”  si è rivelata uno strumento utile anche contro i furti. In particolare, nel caso accaduto nei giorni scorsi, contro le sparizioni di fiori al cimitero di Javré, frazione di Porte di Rendena.

L’apparecchio, sistemato dalla polizia locale delle Giudicarie, è scattato immortalando una sessantenne del posto che ora deve difendersi dalle accuse di furto aggravato su cose esposte alla pubblica fede e di vilipendio di tombe.

Era da qualche settimana che all’amministrazione comunale erano giunte segnalazioni di piante e fiori spariti dalle lapidi al cimitero di Javrè. Il sindaco di Porte di Rendena, Enrico Pellegrini, si è rivolto alla polizia locale. Gli agenti, coordinati dal comandante Carlo Marchiori, si sono messi subito all’opera per risalire all’autore dell’odioso gesto attraverso indagini “tradizionali”, ossia con controlli e appostamenti, sia “alternative”, con l’aiuto delle fototrappole posizionate nella notte. Proprio quest’ultimo strumento ha consentito di inchiodare la donna alle sue responsabilità.

La svolta è arrivata domenica pomeriggio: gli agenti hanno accertato l’ennesimo furto ed esaminato le fototrappole, scoprendo che il ladro di piante e fiori aveva agito quella stessa mattina, all’alba. Il malfattore è stato identificato: si tratta di una donna del paese, che è stata denunciata.

Neppure due mesi fa gli agenti del comandante Marchiori denunciarono un’altra donna che rubava i fiori nel cimitero di Tione, ma non solo: si era pure calata i pantaloni ed aveva espletato i bisogni fisiologici tra le tombe. Anche in quel caso la responsabile era stata scoperta grazie alle telecamere.

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