Veleni in valle del Chiese Mappa per trovare i Pfas

Contaminazione da Pfas nel basso Chiese: l'Università di Trento si prepara a mappare la falda alla ricerca dell'origine degli agenti chimici. La notizia è tutta qua.

Ma di cosa stiamo parlando? Pfas è la sigla dietro cui si nascondono le sostanze perfluoroalchiliche, o acidi perfluoroacrilici, una famiglia di composti chimici usati prevalentemente nell'industria. Senza addentrarci troppo nel linguaggio tecnico, sono acidi molto forti, usati in forma liquida, con una struttura chimica che conferisce loro una particolare stabilità termica e li rende resistenti ai principali processi naturali di degradazione. L'impiego di queste sostanze avviene principalmente della concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle anti aderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico. In Veneto - fra le province di Vicenza, Padova e Verona - sono stati anche messi dei filtri perché i Pfas, finiti nell'acqua potabile, sono stati per anni causa di avvelenamento della la popolazione per anni.

E il basso Chiese che c'entra? Qualche tempo fa è stata individuata la contaminazione da acidi Pfas nella falda acquifera fra Borgo Chiese e Storo. Il consigliere provinciale Cinque Stelle Alex Marini (fra l'altro originario della zona) si fece carico di stendere una mozione, che fu approvata dal Consiglio nel novembre scorso all'unanimità. A seguire, il Dipartimento di Ingegneria Civile dell'Università di Trento ha conferito un assegno di ricerca per lo studio e l'individuazione degli inquinanti nelle acque grazie all'impiego dell'intelligenza artificiale.

«È il primo risultato dell'impegno assunto dalla Provincia – commenta Marini - per studiare la falda acquifera a monte del lago d'Idro e riuscire finalmente ad individuare da dove provengano i pericolosi inquinanti la cui diffusione è stata scoperta l'anno scorso suscitando diffusa preoccupazione nel Comune di Storo e non solo. È un passo importante, perché se non si sa da dove viene la contaminazione e cosa la produce non si può ovviamente riuscire a contenerla e a ripristinare la piena sicurezza, mettendo in campo azioni adeguate allo scopo. Per arrivarci bisogna procedere su base scientifica: per questo abbiamo voluto che la Provincia collaborasse col mondo accademico. Nel caso di specie la ricerca sarà condotta con la supervisione del professore di Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia Alberto Bellin ».
Il meccanismo è stato attivato. Ora non resta che attendere l'esito della ricerca. «Confidiamo – conclude il consigliere provinciale - che con la creazione di un modello scientifico si possa rimediare ai danni commessi nel passato. Speriamo altresì che la procedura che verrà definita per la modellazione della falda possa fornire una best practice scientifica replicabile per affrontare altre situazioni analoghe».

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