Chiese, senza le sagre la castagna non si vende (e Sait le compra fuori regione)

 

di Giuliano Beltrami

Qualità sì, quantità... Mica tanta! Questo è lo stato della castagna in valle del Chiese secondo il parere offerto dall'Associazione castanicoltori (che da anni si sta impegnando nel recupero di questa pianta della tradizione) e dalla Cooperativa Agri 90, che si occupa della commercializzazione. La qualità. Marroni di dimensioni invidiabili, senza buchi e senza imperfezioni, fanno bella mostra sugli scaffali della Cooperativa. La quantità. Stando alle informazioni di questi giorni, si parla di una produzione inferiore del 30% rispetto all'annata 2019: da una settantina a poco più di cinquanta quintali. Qui è necessaria una precisazione: facciamo riferimento, naturalmente, alle quantità conferite alla Cooperativa che ha sede a Storo, anche se è vero che mancano ancora quelle delle "terre alte" (Daone e montagna di Darzo), ma non sono sufficienti per cambiare la tendenza.

In questa annata disgraziata si verifica un fenomeno che un anno fa avresti detto imprevedibile. A causa della pandemia sono state abolite tutte le castagnate organizzate da Pro Loco e circoli ricreativi vari: il distanziamento da mantenere, insieme ai numeri bassi stabiliti dai Decreti del presidente del Consiglio, tutto congiura. Il risultato è disarmante: l'anno scorso la Cooperativa ha venduto circa dieci quintali di castagne di dimensioni più piccole, quelle che servono per fare le caldarroste, agli organizzatori di feste e sagre. 
«Quest'anno -dicono in Cooperativa - tutto sospeso, per cui i proprietari di castagne purtroppo se le devono riportare indietro». 

Però l'innovazione tecnologica deve andare avanti. Così Agri 90 ha deciso, dopo vent'anni, di cambiare la macchina che effettua la cernita, separando le castagne di prima dai fioroni, da quelle di terza: costo 4.000 euro.

E il mercato che dice? «Non voglio fare polemiche - risponde il presidente di Agri 90 Vigilio Giovanelli - però devo dire che il mercato cooperativo trentino per noi è rappresentato da Conad, mentre le Famiglie Cooperative (quelle aderenti al Sait, ndr) non comperano le nostre castagne, nonostante la qualità. Le comperano fuori regione.

Nelle Giudicarie le uniche Famiglie Cooperative a prendere le nostre castagne sono quelle di Tione e di Ponte Arche». «Forse dipenderà anche dal prezzo», obiettiamo. «Siamo alle solite - risponde il presidente, che non le manda a dire -, infatti rischiamo di sacrificare la qualità dei prodotti della nostra terra sull'altare dei prezzi. Non sono solo le castagne ad essere acquistate su mercati extra provinciali. L'agroalimentare – conclude secco Giovanelli – è pieno di episodi di questo genere».

Un colpo all'immagine della campagna "Io compro trentino", che ha visto la Provincia di Trento stanziare contributiu ad hoc - durante il lockdown - per protocolli di intesa con le catene della distribuzione alimentare trentina. Ma che evidentemente qualcuno non trova conveniente al momento di fare gli acquisti.

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