I Canossiani se ne vanno una folla per i saluto con il vescovo in oratorio

di Nicola Baldo

Dura, durissima, definire «di festa» una giornata in cui ci si dice addio. Eppure una domenica di festa è stata quella dell'altroieri a Lavis. Anche se con un velo di amarezza nel cuore e qualche occhio lucido. Perché 48 anni di storia, di vita, non si cancellano e non si cancelleranno facilmente.
L’ultima giornata dei padri canossiani a Lavis, a gestire quell’oratorio che per quasi 50 anni ha cresciuto generazioni di lavisani e lavisane. In quegli spazi di via Degasperi tanti ragazzi sono diventati uomini, diventando un punto di riferimento della comunità. E quanto tutta Lavis volesse salutare i canossiani lo si è visto già sabato sera, quando un nutrito gruppo di bambini e ragazzi si è trovato nel cortile dell’oratorio per una «serenata d’addio».
E poi ieri, quando una grandissima folla ha prima riempito la chiesa per la messa officiata dal vescovo Lauro Tisi e quindi il piazzale dell’oratorio per - appunto - una domenica di festa. «Di solito una cosa si chiude quando non va più bene - ha detto il vescovo - in realtà qui la storia fra Lavis ed i padri canossiani si interrompe quando ancora era in piena fioritura. In questi mesi la comunità lavisana ha sofferto perché nei loro anni di presenza qui i padri canossiani si sono sempre chinati sugli altri, operando non per fare carriera ma per il bene della comunità. Il bene ed il servizio che i padri hanno portato in questa comunità non saranno dimenticati, voi uomini e voi donne sarete la memoria viva della carità che i padri hanno messo nel loro operato».
Una celebrazione che si è aperta con il saluto ed il ringraziamento di don Vittorio. Proseguita poi con un ricordo anche della felice intuizione di don Luigi Zadra, ovvero quella di portare i padri canossiani a gestire l’oratorio, e con un pensiero anche a don Paride Chiocchetti, parroco che a Lavis ha lasciato una impronta indelebile. Alla fine della celebrazione il consiglio pastorale ha voluto omaggiare tutti i padri in partenza con un quadro ricordo. Al cui centro è stata posizionata la scritta ideata dall’artista Andrea Coppi «Nel cuore, grazie». Il gran finale ha visto come protagonisti i bambini che frequentano oratorio e catechesi, tutti a cantare insieme al vescovo Tisi ed ai padri canossiani agitando in aria delle mani di carta. Il saluto dei più piccoli, protagonisti poi anche nel piazzale dell’oratorio. Perché un lungo fiume umano di persone ha accompagnato, in sfilata ordinata dietro alla banda, monsignor Tisi, padre Stefano e tutti gli altri canossiani dalla chiesa fino all’oratorio. Dove commozione ed affetto sono state la colonna sonora di questo addio che la comunità lavisana ha voluto dare ai padri.
«Fra queste mura è passata la storia di tanti lavisani come me - ha spiegato dal palco il sindaco, Andrea Brugnara - qui da bambino ho imparato a vivere e convivere con gli altri ragazzi. Poi ho fatto l’animatore ai più piccoli, quindi portando qui mio figlio a giocare lui ha potuto giocare e fraternizzare con ragazzi più grandi e di tutte le etnie. Questo è un luogo di comunità, l’oratorio che i canossiani ci lasciano è un luogo vivo dove si può fare comunità. Il nostro ringraziamento a tutti i padri che si sono avvicendati qui a Lavis è grande». Canzoni, giochi, una enorme scritta «grazie» usata a mo di vestito. Bambini e giovani, piccoli ed adolescenti, tutti presenti per salutare i canossiani con un sorriso abbastanza largo da nascondere la tristezza per questa separazione.
«Oltre venti padri in quasi cinquant’anni hanno aiutato qui il prossimo - ha aggiunto Emanuele Meneghini, presidente dell’associazione Noi - avete reso questi spazi simbolo di ginocchia sbucciate e di divertimento ma anche di Dio. Sarete sempre parte della nostra famiglia».

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