Grande cordoglio in valle per l'assurda morte di Bardosh folgorato mentre pescava

di Leonardo Pontalti

Grande cordoglio, in val di Sole, per l’assurda morte di Bardosh Dajko.


 

Si stava regalando qualche momento di relax, pescando sulle rive del torrente Vermigliana a Ossana, in alta Val di Sole, prima di tornare al lavoro nella pizzeria di famiglia a Mezzana.

Poco dopo le 18.10 di ieri, però, lanciando la lenza della sua canna da pesca, Bardosh Dajko ha colpito inavvertitamente i cavi dell’alta tensione: è rimasto fulminato, morendo sul colpo.
Per l’uomo, che nell’ottobre prossimo avrebbe compiuto cinquantatre anni, non c’è stato nulla da fare: i soccorsi sono stati subito allertati da alcuni residenti oltre che dai responsabili del vicino centro Eurorafting. Tutti si sono allarmati dopo aver udito il botto provocato dalla terribile scarica hanno cercato di capire che cosa potesse essere accaduto.

Dopo la chiamata al 112 gli operatori della centrale unica per l’emergenza hanno mobilitato i vigili del fuoco del corpo di Ossana, oltre al personale medico e sanitario e alle forze dell’ordine. Le ricerche si sono subito concentrate lungo il percorso dell’elettrodotto, nei pressi della confluenza del Vermigliana nel Noce. Il corpo di Dajko è stato trovato nell’erba tra il letto del torrente ed il vicino Crm, in condizioni terribili a causa della potenza della scarica: la salma era parzialmente carbonizzata.

La notizia dell’incidente si è diffusa rapidamente in tutta la Valle di Sole, dove in cinquantaduenne e la sua famiglia sono noti e apprezzati. Arrivato poco meno di una ventina d’anni fa in Trentino dalla sua Albania - era originario della città di Vlore, città affacciata sull’Adriatico, 160 km a sud di Tirana - Bardosh Dajko aveva fatto tutta la gavetta.
Dopo aver trovato lavoro come stagionale nelle strutture ricettive della zona, era stato assunto dai titolari della pizzeria Al Sole di Mezzana. Un lavoro apprezzato, il suo, tanto che era riuscito a conquistare la fiducia dei propri datori di lavoro che, una volta deciso di ritirarsi, avevano accettato molto volentieri di affidare a lui l’attività. Bardosh era così riuscito a rilevarla, iniziando a gestirla in proprio con la moglie Adriana.

Grazie soprattutto al loro carattere, oltre che alle doti in cucina del cinquantaduenne, la coppia negli anni ha sempre saputo garantirsi la fedeltà della propria clientela, cresciuta di stagione in stagione. Anche in questi mesi non facili, grazie al loro impegno nel mantenere aperto il locale per garantire la possibilità dell’asporto, avevano saputo conquistare ancora una volta di più la comunità di cui ormai da tempo erano pienamente parte, come conferma il sindaco di Mezzana, Giacomo Redolfi: «Bardosh e la sua famiglia erano un vero esempio di perfetta integrazione. Merito del loro carattere, della loro voglia di fare. Ricordo Bardosh come un esempio di laboriosità, impegno, serietà, onestà e so per certo di poter parlare non solo a nome mio personale ma anche di tutti i miei concittadini e dei tanti solandri e non solo che da tempo avevano potuto conoscere e apprezzare lui e la sua famiglia grazie al loro locale. Non è stato certo un caso che dopo averla rilevata dai suoi datori di lavoro, Bardosh avesse saputo proseguirne l’attività con grande profitto. Tutta la comunità di Mezzana in questo momento non può che stringersi ai suoi familiari. Era davvero una brava persona e addolora vedere come la sua vita sia stata spezzata da una simile fatalità».

Redolfi sottolinea amaramente come «al di là della fatalità, forse sarebbe da rivedere il passaggio delle linee dell’alta tensione così a ridosso dei centri abitati, a una quota così bassa da poter essere raggiunti dalla lenza di una canna da pesca».

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