A Pergine la Lega quintuplica Pd dimezzato, Patt affondato

Dopo una notte di attesa per lo spoglio, fin dalle prime ore del mattino Pergine si è svegliata «leghista». Addio al marchio delle stelle alpine del Patt che nel 2013 segnarono un po’ ovunque, soprattutto in Valle dei Mocheni, l’exploit del partito del compianto Diego Moltrer «Milordo». 
 
La Lega infatti quintuplica i risultati della passata tornata elettorale, e diventa il primo partito in città, confermando il trend che si era visto con le elezioni politiche di marzo. Crollo invece per le forze del centrosinistra (Pd e Patt), che dimezzano i consensi, mentre l’UpT raccoglie un terzo dei voti che appena cinque anni fa era riuscito ad ottenere. Cresce invece, seppur di poco, il Movimento 5 Stelle. 
 
È questo, in sintesi, il quadro uscito dalle urne di domenica, alle quali si sono recati 10.773 perginesi (5.264 uomini e 5.509 donne), per un’affluenza del 64,92%, in aumento rispetto alle elezioni provinciali del 2013 per le quali l’affluenza si fermò al 60,47%.
La Lega compie quindi un grande balzo in avanti, e si attesta al 27,78% delle preferenze, con 2.781 voti: appena cinque anni fa il Carroccio si fermò al 5,5% con 478 voti. Vanno male invece le forze di centrosinistra: il Patt, che alle passate elezioni era primo partito con il 22,61%, oggi perde 700 voti e si attesta al 12,91%; il Partito Democratico in cinque anni passa da seconda a terza compagine, da un signorile 21,68% ad un più misero 12,74%. 
 
La coalizione a sostegno di Maurizio Fugatti presidente in città raggiunge una maggioranza quasi assoluta, con il 48,49% e 5.050 voti. Si fermano solo a metà strada le tre liste a sostegno di Giorgio Tonini, con il 25,12% e 2.632 voti.
Per la new-entry Futura2018 di Paolo Ghezzi un buon risultato, tutto sommato: si piazza come quarta forza con il 7,58% e 759 voti, superando addirittura il Movimento 5 Stelle, che guadagna 200 voti rispetto a cinque anni fa ma si ferma al 7,46% con 747 preferenze. Sconfitta a tutto campo invece per l’UpT di Gianpiero Passamani, che passa dall’11,41% del 2013 al 4,23% di domenica, perdendo oltre 550 voti.
 
Va sottolineato come, in queste elezioni, sia mancato un riferimento «forte» per la zona: la perdita di voti del Patt ne è un emblema, in quanto cinque anni fa poteva contare sul traino di quasi un migliaio di voti di Diego Moltrer. Ma anche le altre forze politiche non sono riuscite a avere un nome di peso per il perginese. 
 
«Mister preferenze» nel Comune di Pergine è Luca Zeni, candidato con il Partito Democratico, che raccoglie 407 voti (perdendone però un terzo rispetto al 2013, quando ne raccolse 616); subito a ruota il rappresentante frazionale di Zivignago, Mirko Demattè, candidato per Progetto Trentino, che raccoglie 347 preferenze. 
 
In netto calo le preferenze per Walter Kaswalder di Autonomia Popolare (passa da 376 a 170 voti), che non sfonda neanche in Vigolana (con 286 voti), per Michele Dallapiccola del Patt (passa da 389 a 263 voti), e per Gianpiero Passamani dell’UpT (485 a 227 voti). Altri perginesi che si sono distinti senza entrare in consiglio provinciale sono Roberta Bergamo del Patt, che eguaglia quasi Dallapiccola con 241 preferenze, Nadia Beber di Futura2018, che raccoglie 155 preferenze, e Mario D’Alterio del Movimento 5 Stelle, che si ferma a 100 voti.

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