Fondazione Castello di Pergine i dubbi di Marini: tre società ma il cda è lo stesso per tutte

Torna alla ribalta l’acquisizione del castello di Pergine da parte della Fondazione Castelpergine: il consigliere provinciale Alex Marini, del Movimento 5 Stelle, ha depositato nei giorni scorsi un’interrogazione con cui chiede lumi rispetto soprattutto la partecipazione popolare alla vita del maniero e della Fondazione stessa, che al 5 marzo (ultimo aggiornamento disponibile) risultano essere 850 per un ammontare di 687.823 euro.

Nella lunga premessa dell’interrogazione, Marini illustra nei dettagli tutti i passaggi che hanno portato il Comitato a diventare Fondazione, e soprattutto quelli riguardanti l’erogazione del contributo provinciale di 1,85 milioni di euro, pari al 49,9% del valore dell’acquisto.
Marini poi si concentra sullo statuto della Fondazione, nel quale «i poteri riconosciuti all’Assemblea risultano essere stati radicalmente limitati rispetto alla versione che circolava ai tempi della sottoscrizione popolare», si legge nell’interrogazione, in quanto «i poteri che inizialmente venivano assegnati all’Assemblea risultano essere stati tutti concentrati nelle mani del Consiglio di amministrazione». Accuse, queste, che da parte di alcuni sottoscrittori non mancarono neanche durante l’ultima assemblea di partecipazione del novembre 2019, quando «non sarebbero neppure stati divulgati dati e analisi relativi al bilancio della Fondazione», scrive il consigliere: in realtà il bilancio 20158 fu illustrato, ma era un bilancio molto essenziale, che registrava di fatto solo le voci relative all’acquisto concluso a fine novembre, mentre nell’assemblea non fu detta una parola su come era andata la gestione 2019 dell’azienda castello, necessaria per ripagare il mutuo alla Cassa Rurale Alta Valsugana, che ha iscritto sulla proprietà un diritto d’ipoteca del valore di 2,2 milioni di euro.

Marini chiede quindi se nelle fasi di concessione del contributo provinciale siano stati considerati elementi utili a garantire la partecipazione effettiva dei sottoscrittori, se in considerazione di questo non si ritenga opportuno esigere forme di partecipazione e di controllo popolare coerenti con lo spirito di condivisione collettivo e diffuso che accompagnò la sottoscrizione popolare e se «gli uffici competenti ritengano corretta la struttura societaria adottata, dove la Fondazione, che ha acquisito la qualifica di Onlus, controlla al cento per cento una società commerciale, seppur attraverso lo schema giuridico di una srl sociale, cioè se sia corretto che la onlus controlli il cento per cento della srl sociale, che a sua volta possiede il cento per cento della srl commerciale, e nelle tre società le cariche sociali siano ricoperte dalle stesse persone».
Non si è fatta attendere la risposta del CdA della Fondazione, che con una nota precisa: «Ogni singolo passaggio che ha portato la Provincia a concedere il contributo richiesto, ivi compresa la costituzione della società Sviluppo Castel Pergine S.r.l. sociale, è stato condiviso, punto per punto, con gli organi provinciali competenti, in un clima di totale e piena collaborazione; i bilanci della Fondazione, così come i contributi prevalentemente dovuti alla partecipazione a bandi pubblici per le iniziative culturali, sono stati pubblicati sul sito della Fondazione, a chiunque accessibile, proprio in ragione dell’assoluta trasparenza che, sin dall’inizio della “avventura”, ha caratterizzato il modus agendi dei suoi protagonisti; alla Fondazione non risulta alcuna atrofizzazione dello spirito e dell’entusiasmo iniziali». Non manca, da parte della Fondazione, amarezza e stupore per il contenuto dell’interrogazione. Lop

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