Zeni non arretra: «Punto nascite di Arco, discorso chiuso Prima di tutto viene la salute delle mamme e dei bimbi»

di Paolo Liserre

Se qualcuno sperava di sentire dall'assessore Luca Zeni parole di speranza e di apertura rispetto anche solo ad una rinnovata volontà della Provincia di chiedere una revisione del parere sulla chiusura del punto-nascite di Arco, probabilmente era un illuso, sicuramente ieri sera è stato deluso. «Il maggior comfort di partorire a due passi da casa non vuol dire maggior sicurezza. E dove c'è maggiore casistica c'è maggior sicurezza. C'è un momento in cui bisogna prendere atto di un esito. Questo è il momento, anche per non perdere di credibilità. Il percorso è segnato e si è concluso».

Parole chiare, forti, soprattutto sgradite quelle pronunciate ieri sera dal responsabile politico della sanità trentina al cospetto di parte (molto parziale peraltro) dei sette consigli comunali dell'Alto Garda e Ledro convocati in Comunità di Valle per parlare del futuro (segnato) del punto-nascita di Arco e di quello dell'ospedale di zona. Un appuntamento atteso da mesi e mesi, come hanno sottolineato più esponenti delle minoranze consiliari, «un'occasione arrivata fuori tempo massimo» come ha sottolineato l'ex sindaco di Nago-Torbole Luca Civettini.

In poco più di mezz'ora l'assessore provinciale ha ripercorso l'iter che ha portato alla richiesta di deroga, ai motivi che hanno spinto il Comitato nazionale a sentenziare la chiusura di Arco e il mantenimento di Cles e Cavalese, ha ribadito che «i dati forniti sono stati e sono corretti e completi», ha ripetuto che «il parere del Comitato nazionale percorso nascita è stato assunto dal Ministero ed è quindi un parere e una decisione vincolante». «Ho contattato personalmente il ministero anche dopo la decisione - ha detto Zeni - Ho fatto pressioni ma non c'è stato nulla da fare. Gli elementi portati sono stati giudicati marginali». Zeni ha confermato gli investimenti (900 mila euro tra spese tecniche e completamento della pianta organica) previsti dagli obiettivi fissati dal protocollo firmato il 9 giugno scorso. «In giunta abbiamo già stanziato i 500 mila euro previsti per il potenziamento del servizio di Pma» ha annunciato, così come «l'attivazione di convenzioni specifiche con strutture di ospitalità a Trento e Rovereto» per non far fare avanti e indietro alle future mamme. 

Ad accendere la serata ha contribuito poi il documento uscito dalla conferenza dei sindaci che di fatto prende atto della chiusura del punto-nascita di Arco e chiede un impegno preciso sull'immediata applicazione del protocollo firmata a giugno, a cominciare dall'immediato potenziamento del Pronto Soccorso «anche - scrivono i sindaci - con il supporto delle professionalità mediche afferenti al centro di Pma...». E questo nonostante non più tardi di quattro giorni fa ad Arco sia passato all'unanimità (anche coi voti della maggioranza e del Pd) un ordine del giorno che mirava al mantenimento del punto-nascita.

«Il punto politico è che Cles e Cavalese sono stati salvati - ha sottolineato l'onorevole e presidente del consiglio comunale arcense Mauro Ottobre - E se hanno salvato Cles e Cavalese, anche Arco si può salvare». Di «ennesimo schiaffo all'Alto Garda e Ledro» ha parlato l'ex sindaco Luca Civettini mentre Alvaro Tavernini (M5S di Dro) ha accusato Zeni e la Provincia di «prendere in giro questo territorio. Questo è l'inizio della chiusura dell'ospedale, come avvenuto a Borgo». Da Andrea Matteotti (M5S di Riva) è arrivato l'invito «a fare ricorso contro la decisione del Ministero che non è nemmeno accompagnata da un atto ufficiale».

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