Donna di Arco costretta deve tre ospedali per partorire A Rovereto, al pronto soccorso infine al Santa Chiara
L'epilogo della vicenda con l'elicottero arrivato da Trento
Sono passate appena 48 ore dalla chiusura ufficiale della sala parto (e quindi del «punto nascite» arcense) e già i limiti del nuovo protocollo del «percorso nascite» predisposto dall'Azienda sanitaria si sono manifestati.
Una giovane donna arcense, già oltre il termine fissato per il parto, ieri mattina anziché recarsi in ospedale ad Arco, dove ormai non si nasce più, ha giustamente imboccato la Loppio-Busa sfidando il traffico del 2 agosto, per raggiungere l'ospedale S.Maria del Carmine di Rovereto e il «punto nascite» più vicino al quale affidarsi. Lo ha fatto perché non si sentiva bene e denunciava l'intensificarsi delle contrazioni.
I medici roveretani, però, dopo le visite e gli accertamenti del caso, l'hanno dimessa rimandandola a casa considerando il parto non imminente. Una diagnosi probabilmente corretta. La donna è stata quindi dimessa attorno alle 10 di ieri mattina e si è fatta un'ora abbondante di code per tornarsene a casa.
Una volta ad Arco, però, ha avvertito nuove e più forti contrazioni, pensando quindi di essere ormai in travaglio.
A quel punto, invece di rimettersi in strada per tornare a Rovereto (sempre sulla Loppio-Busa) ha deciso di raggiungere il pronto soccorso di Arco, dove alle 11.40 è stata accolta dal personale medico del reparto che altro non ha potuto fare se non applicare il protocollo previsto dall'Azienda sanitaria: in casi come questo, per evitare che la gravida partorisca in pronto soccorso o in ambulanza nel tentativo di raggiungere un altro ospedale, si deve chiamare l'elicottero.
E così è stato. La donna è stata vista dall'ostetrica giunta in volo dal Santa Chiara e visitata anche dal medico dell'elisoccorso. Quando è stata trasportata a Trento non risultava ancora in travaglio e al S.Chiara, almeno fino a ieri sera, non risultava aver partorito ma aveva avviato nel tardo pomeriggio la fase prodromica.
Il giro di tre ospedali (Rovereto, Arco e Trento), un viaggio andata e ritorno sulla Loppio-Busa per una donna oltre il termine della gravidanza e alla fine un trasporto in elicottero in «codice rosso» (costo stimato circa 140 euro al minuto, quindi attorno ai 4000 euro per le tratte Mattarello-S.Chiara-Arco-S.Chiara-Mattarello) per un parto che per fortuna non si è rivelato così imminente.
Ad Arco, intanto, sono molte le reazioni positive al gesto di don Walter Sommavilla, che lunedì ha suonato le campane a lutto per la chiusura del punto nascite. Ieri ha ricevuto l'inattesa visita della consigliera comunale rivana Franca Bazzanella, che gli ha portato un fiore in segno di apprezzamento per il gesto «che dimostra sensibilità per i bisogni della comunità».