Guanti e mascherine contraffatti maxi sequestro a Riva del Garda La Finanza scova 50 mila pezzi

I Finanzieri della Tenenza di Riva del Garda, nell’ambito del piano predisposto per contrastare i comportamenti fraudolenti volti a sfruttare illecitamente l’emergenza epidemiologica da “Covid19” per trarne profitto, hanno sequestrato circa 50 mila mascherine, per un peso complessivo di 300 chilogrammi, importate dalla Repubblica Popolare Cinese con “certificazioni di conformità” contraffatte.

In particolare, l’attività di prevenzione e repressione delle violazioni in materia di “tutela della salute”, “sicurezza prodotti” e “contraffazione”, svolta nell’ambito delle attività di “controllo economico del territorio” ed intensificata in occasione dell’emergenza sanitaria in corso, ha impedito di realizzare un illecito profitto di oltre 100.000 euro, pari al “valore commerciale” delle mascherine qualora fossero state immesse sul mercato.

Nello specifico, le Fiamme Gialle della Tenenza di Riva del Garda, nelle ultime settimane, avevano già sequestrato migliaia di mascherine (DPI e DM) importate dalla Cina da parte di due società di capitali con sede nella provincia di Trento.

Contestualmente ai sequestri, erano state effettuate perquisizioni, anche informatiche, che avevano permesso, successivamente ad un’approfondita analisi, di acquisire alcuni codici di tracking di nuove importazioni di mascherine prive delle necessarie certificazioni richieste, importazioni che erano state occultate dai responsabili delle due società che avrebbero, anche dopo il primo sequestro, tentato di immettere nel mercato prodotti non conformi ai previsti standard di sicurezza. Infatti, proprio grazie al monitoraggio delle spedizioni in arrivo presso la cargo city dell’Aeroporto di Milano-Malpensa, i Finanzieri hanno individuato e sequestrato, su disposizione della Procura della Repubblica di Rovereto, le spedizioni contenenti le 40 mila mascherine, di tipo “KN95” e “chirurgiche”, prive delle autorizzazioni normativamente previste.
I prodotti sequestrati, tutti fabbricati in Cina, risultavano importati e commercializzati con falsa certificazioni “CE” e senza che il titolare delle imprese avesse ottenuto le autorizzazioni conseguenti alle deroghe previste dal decreto “Cura Italia”, introdotte al fine di velocizzare le normali procedure di immissione sul mercato di generi indispensabili in questo periodo di emergenza; anzi, al contrario, i militari, nel corso delle indagini, avevano rinvenuto l’espresso diniego alla commercializzazione da parte dell’INAIL per i dispositivi di protezione individuale oggetto di sequestro.

Nei giorni scorsi anche i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Trento hanno operato nello stesso ambito ed hanno proceduto al sequestro di oltre 25000 mascherine, falsamente certificate come conformi, ed individuato ben 14 esercizi commerciali (tutti denunciati) intenti alla loro vendita che avrebbe loro fruttato oltre 30000 euro.

Nel corso di altri controlli i finanzieri della Compagnia di Trento hanno accertato che presso due diverse cartolerie situate in pieno centro cittadino, ignare della truffa, stavano per essere messi in vendita guanti monouso in nitrile non conformi agli standard di qualità in quanto taluni logorati, altri con segni di muffa, altri ancora con segni di scrittura tali da non poterne escluderne il già avvenuto utilizzo. Peraltro, la vendita avrebbe dovuto essere proposta ad un prezzo superiore alla media. Per tali motivi, 1100 guanti sono stati sottoposti a sequestro per la non conformità alle norme sanitarie e commerciali.

Ne è scaturita l’ispezione nei confronti di un distributore che aveva rifornito le cartolerie. Presso il suo magazzino sono stati sequestrati, complessivamente, altri 4900 guanti aventi le stesse caratteristiche di non conformità e sono stati inoltre acquisiti elementi documentali sufficienti a risalire al principale produttore, situato fuori provincia.
L’attività condotta dalle Fiamme Gialle trentine costituisce un’ulteriore testimonianza del costante presidio esercitato dal Corpo volto, in particolare, alla “tutela del consumatore” ed alla “tutela della leale concorrenza” nel libero mercato, al fine di scongiurare la commercializzazione di prodotti non sicuri, che generano anche illeciti benefici patrimoniali in danno dei commercianti onesti che subiscono lo svantaggio concorrenziale fraudolento e, soprattutto, di salvaguardare il cittadino dall’acquisto di articoli potenzialmente nocivi in quanto non rispondenti ai previsti standard di sicurezza.

 

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