Deroga al campeggio, indagato il sindaco di Arco Con lui anche l'assessore Miori, segretario e dirigente Betta: «Sono tranquillo, ho la coscienza pulita»

Una tegola per i vertici politici e amministrativi del Comune di Arco. Per il caso giudiziario della deroga al campeggio «Maroadi» di Linfano sono indagati il sindaco di Arco, Alessandro Betta, l’assessore all’urbanistica Stefano Miori, il segretario comunale Rolando Mora e la dirigente comunale Tiziana Mancabelli.

L’avviso di chiusura delle indagini è arrivato nei giorni scorsi ai diretti interessati che ora avranno 20 giorni di tempo per farsi interrogare dal pubblico ministero o mandare allo stesso una memoria difensiva. Al termine il procuratore deciderà se chiedere il rinvio a giudizio o archiviare il caso per gli interessati.
Le posizioni dei quattro sono differenti e in ogni caso occorrerà attendere quasi un mese per capire esattamente cosa deciderà la procura dopo avere sentito gli indagati o dopo averne valutato la memoria difensiva.

«Avevo chiesto subito di essere sentito, sono tranquillo - riferisce il sindaco - avevo spiegato tutto in consiglio comunale... Certo non è il massimo ma ho la coscienza pulita e credo di avere fatto tutto quello che era nelle mie possibilità per la dignità delle istituzioni. Spiegherò tutto al procuratore e produrrò anche un report al riguardo».
Indagato è anche Miori che si limita a dire di avere «fiducia nelle istituzioni».
La procura della Repubblica di Rovereto nei mesi scorsi e lo scorso anno ha cercato di ricostruire tutto l’iter amministrativo che ha portato alla concessione della deroga votata dal consiglio quando però i lavori erano già stati iniziati.

Il procuratore capo della Repubblica di Rovereto, Aldo Celentano, a fine maggio 2019 aveva anche ottenuto dalla giudice delle indagini preliminari, Monica Izzo, il sequestro preventivo del terzo piano dell’immobile principale all’interno del campeggio che si affaccia sul lago e dell’edificio secondario. I sigilli alle parti poste sotto sequestro sono stati apposti il 3 giugno.

I reati che erano stati ipotizzati nel decreto del gip Monica Izzo andavano dall’abuso d’ufficio all’omessa denuncia d’inizio lavori. Il caso dei lavori al camping Maroadi era balzato agli onori della cronaca all’inizio di aprile 2019 ed era diventato immediatamente un caso politico tanto che le opposizioni avevano presentato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore all’urbanistica, Stefano Miori, mozione che poi era stata bocciata dal consiglio comunale il 25 aprile 2019.
L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è previsto e disciplinato dall’articolo 415 bis del codice di procedura penale. Con tale atto il pubblico ministero informa l’indagato del reato di cui è accusato, della facoltà di nominare un difensore di fiducia e del diritto di visonare ed estrarre copia di tutti gli atti di indagine. Nel termine di 20 giorni a decorrere dalla data della notifica, l’indagato può produrre memorie, documenti, investigazioni difensive e chiedere di essere sottoposto a interrogatorio. L’indagato avrà così la possibilità di impostare e di preparare la migliore strategia difensiva per tutelare le proprie ragioni. Passati i venti giorni il pubblico ministero potrà decidere se richiedere l’archiviazione o esercitare l’azione penale e la richiesta di rinvio a giudizio.

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