Pénede, ecco come valorizzare castello e sito archeologico Una folla ascolta Marzatico

Sono stati studiati anche i pollini e i resti di ossa animali per capire come si viveva a Nago più di duemila anni fa. Paleobotanica e bioarcheologia al lavoro. Per il castello medievale di Pénede e il sito retico-romano ai suoi piedi, «siamo solo agli inizi di un percorso entusiasmante, complesso e che ci darà sorprese», ha detto l'altra sera a Nago, il soprintendente ai beni culturali, Franco Marzatico.
«Il luogo merita di essere valorizzato - ha confermato il sindaco di Nago Torbole, Gianni Morandi - abbiamo un tesoro archeologico sepolto e iniziamo a comprenderne la valenza: possiamo cominciare a progettare per dargli il giusto riconoscimento anche in vista di un turismo storico e culturale».
Sono due le operazioni di scoperta e recupero in corso a Nago, che prendono spunto dalle esplorazioni dell'appassionato Franco Bonomi e dall'analisi storica e stratigrafica avviata nel 2008; sono stati illustrati al pubblico nel piazzale della Casa della comunità.
Il primo è il triennale Doss Penede project , avviato dal Comune con la Soprintendenza e l'università di Trento, per mettere in luce la cittadella retico-romana disposta su terrazzamenti, ampia tre ettari, nel bosco ai piedi della fortezza medievale, un tesoro praticamente illibato. La seconda campagna di scavi inizierà il 17 agosto e terminerà il 22 settembre.
L'altra è Conoscere per restaurare, conservare per comprendere , intervento effettuato per 200 mila euro da Comune, Provincia e Soprintendenza per ridare lustro al castello medievale, ripulendolo dalle macerie lasciate nel 1703 dalle truppe di Vendôme, e metterne in risalto l'architettura, le pavimentazioni, i portali, le scalinate...
A spiegare le due operazioni di esplorazione e scoperta per la parte retico-romana e di recupero e conservazione per quella del castello, erano presenti ieri oltre al sindaco e al Soprintendente: per l'università, Emanuele Vaccaro e Michele Matteazzi; per la Soprintendenza, Cristina Bassi, Giorgia Gentilini e Nicoletta Pisu e gli addetti delle imprese Tecnobase e Arc team.
Resti di stufe, ceramiche, pavimentazioni, scalinate che prima erano sepolte dai detriti... una meravigliosa architrave, rinvenuta a sorpresa, con scudi di casate per sigillare un matrimonio di altissimo rango... questo per il castello medievale (XII-XVI secolo) al quale si sta restituendo l'antica forma, permettendo di cogliere la planimetria del 1615 conservata al Tiroler Landesarchiv di Innsbruck: una ristrutturazione che mette in sicurezza le strutture, per poterne godere finalmente uno sguardo d'insieme...
Sotto, invece, nei tre ettari di bosco, il team dell'università, sta scoprendo le peculiarità degli insediamenti che si sono susseguiti in mille anni, dal sesto secolo prima di Cristo, al quarto dopo, uno periodo preromano e cioè retico (cultura Fritzens-Sanzeno) e tre romani, con il ritrovamento di scalinate monumentali, edifici e monete, una con l'effige dell'imperatore romano Claudio il Gotico, diventata anche il marchio del Doss Penede project , impressa su spille, distribuite ieri al centinaio di persone del pubblico assieme a un depliant illustrativo della valenza storico-culturale del sito retico-romano di Penede.

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