Allarme nei bar e ristoranti: troppi clienti con mascherina se ne vanno senza pagare

di Vittorio Colombo

Allarmante ritorno della "Banda Bassotti" nei locali dell'Alto Garda. Dopo alcune stagione di tiepida attività è tornata ora a imperversare come ai bei tempi andati.
E allora, si chiuda a doppia mandata la cassaforte di Paperon de Paperoni, o nella nostra dimensione meno fumettistica e, per necessità, con i piedi per terra, l'invito è a sbarrate le porte, quelle in uscita, di bar e ristoranti perché le segnalazioni di raid truffaldini si vanno moltiplicando.

Sta succedendo questo: in diverse pizzerie o ristoranti, al termine di una cena che di solito è strumentalmente abbondante, i cosiddetti "clienti", con fare disinvolto, guadagnano l'uscita e "buonanotte sonadori", se ne vanno senza pagare. Neanche fanno il gesto di tirar fuori di tasca uno straccio di portafoglio.

Che sta succedendo? Ci sono condizioni e circostanze che hanno portato al ritorno del fenomeno dei mangiatori a ufo e a sbafo.

Ora, per via del coronavirus, nei pubblici locali ci sono corsie in entrata e in uscita e talvolta basta percorrerle in senso inverso; così quella in entrata viene utilizzata anche per l'uscita perché, di solito, se c'è un controllo (che fino a poco fa, in buona fede non c'era) è ovviamente rivolto a tener sott'occhio chi esce.
Poi, e questo è l'aspetto più rilevante, ci sono le mascherine che, indossate da chi si alza dai tavoli, rendono tutti difficilmente distinguibili.

Ed è per questo che si parla di ritorno della "Banda Bassotti", anche se i nemici giurati di Paperone, le tenevano ben fisse e nere sugli occhi. Ora l'anonimato è garantito dalle mascherine che sono salite più in basso, ma, pur con motivi e colori diversi, coprono buona parte del viso. E ti viene in mente una discutibile storiella di questo periodo che dice che, con il coronavirus, non solo i rapinatori possono andare in banca mascherati.
Ma qui si parla di bar e ristoranti. Ci diceva un titolare che, visto il diffondersi del fenomeno, ora c'è uno o più addetti, spesso un cameriere che, quando qualcuno si alza lo segue e lo tallona e, se raggiunge l'uscita, lo ferma e lo interroga. Così succede che se una famiglia o una comitiva guadagna l'uscita e resta indietro solo il pagatore, di solito il capofamiglia o il capocomitiva, ci sono controlli incrociati e verifiche. E solo se il pagatore va alla cassa e fa il suo dovere, gli altri vengono "liberati", a meno che non si tratti di clienti abituali, ben conosciuti e "portafogliamente" affidabili.

Chi sono i mangiatori a sbafo, emuli degli eroi di commedie all'italiana, di studenti universitari che allora praticavano, per i pochi soldi in tasca e per divertimento, questo esecrabile sport? I giustamente inviperiti proprietari dei locali dicono che non c'è un identikit: sono fedifraghi giovani e meno giovani, di entrambi i sessi, nazionali e "foresti". Saranno gli effetti incontrollati del coronavirus che, oltre al respiro, inibisce anche la capienza in soldoni delle tasche, sarà l'arma impropria, ma caricata a colpi di anonimato pesante, della mascherina, sarà quello che vuoi… il fatto è che sono tornati. «Vado fuori a fumare», sì buonanotte, fumatori e suonatori. Anche i grandi musicisti, come Mozart e compagni, erano maestri nell' "arte della fuga", ma allora le mascherine, beati loro e bei tempi, le mettevano solo a carnevale.

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