Esondazioni del Sarca: il Comitato chiede più prevenzione e cura

Contro le esondazioni del Sarca la prima cosa è la prevenzione. Che si traduce anche in misure concrete, come l’aumento della distanza minima dall’argine per ogni tipo di attività umana.
È quanto chiedono insieme «Italia Nostra», «Comitato Salvaguardia Olivaia» e «Comitato Sviluppo Sostenibile» in una nota molto preoccupata per il possibile ripetersi di piene come quelle viste a fine agosto e inizio ottobre.
«Il ripetersi delle piene della Sarca con i conseguenti danni provocati sono eloquente prova dei cambiamenti climatici e dovrebbero indurre gli amministratori pubblici provinciali e locali a comportamenti e a scelte più consapevoli e responsabili. Se da un lato è chiara la competenza primaria del Servizio Bacini Montani nella cura e manutenzione del fiume dall’altro il BIM (Bacino Imbrifero Montano) e il Parco fluviale della Sarca non possono sottrarsi alle loro responsabilità. Infatti queste istituzioni, governate da amministratori nominati dai comuni attestati lungo il corso del fiume, hanno nei loro statuti anche la missione della cura dell’ambiente fluviale e pertanto anche del suo alveo. Non possono quindi limitarsi a ridistribuire ai comuni le ingenti risorse finanziarie derivate dai sovra canoni delle concessioni idroelettriche ma di concerto con i servizi provinciali impegnarsi a garantire le condizioni di sicurezza idraulica del fiume.
La cura della sicurezza della Sarca richiede infatti interventi costanti e programmati nel tempo: il dragaggio periodico dell’invaso di Ponte Pià che ha visto nel tempo ridursi notevolmente la propria capienza per l’accumulo di detriti e di limo, la pulizia dell’alveo dalla presenza di rami e tronchi morti, la cura della vegetazione riparia, la creazione di casse di espansione per contenere l’effetto delle piene, limitati dragaggi nei punti di eccesso di accumulo di detriti che impediscono il naturale deflusso delle acque.
Ci risulta che anni fa giovani agricoltori associati alla Coldiretti avevano dato la loro disponibilità a prestare la loro opera per la pulizia dell’alveo durante il periodo invernale ovvero durante la stagione di magra del fiume. Erano stati coinvolti in specifici programmi di formazione per questa attività senza poi mai essere chiamati a svolgerla. Occasione persa anche al fine di favorire giovani imprenditori agricoli assicurando loro un utile integrazione al reddito agricolo.
Le recenti piene della Sarca oltre a produrre significativi danni alle attività agricole, hanno comportato per gli edifici attestati in prossimità del fiume, in particolare per quelli in via Fitta, l’allagamento di garage interrati e cantine. Si pone quindi con tutta evidenza il problema urbanistico di garantire un’adeguata larghezza delle fasce di rispetto entro le quali deve essere interdetta l’edificazione. Riteniamo l’attuale limite di 10 metri, cui peraltro spesso di concede deroga, insufficiente per assicurare condizioni di sicurezza alle abitazioni. Ricordiamo che la recente legge urbanistica della Provincia di Bolzano ha portato a 150 metri la larghezza delle fasce di rispetto dei corsi d’acqua.
Chiediamo che anche i nostri amministratori - concludono comitati e associazione attraverso la portavoce Carla del Marco - compiano una analoga scelta responsabile provvedendo ad una più rigorosa disciplina delle fasce di rispetto.

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