Emergenze e sfratti, progetto del Comune: alloggi disponibili

di Chiara Zomer

Di aiuti sul fronte dell'alloggio ce ne sono tanti. Ci sono le case Itea, c'è il contributo all'affitto. Ma implicano graduatorie e, quindi, tempi precisi.

Talvolta però c'è chi ha bisogno d una casa subito. Adesso. Oggi. Perché vive una situazione particolare deve mettere in sicurezza la famiglia. Oppure non oggi ma presto, perché magari è stato sfrattato, e il tempo per attendere la graduatoria Itea non ce l'ha.

Sono le cosiddette emergenze abitative.

Che una risposta ce l'hanno, ma è parziale: posti letto se ne trovano, nei tanti servizi. Ma non c'è una risposta che comprenda il nucleo famigliare per intero: la madre e i figli da una parte, il padre dall'altra. Per tanti, non è un'opzione percorribile.

Nemmeno per poco tempo. Ecco perché il Comune ha messo in campo un progetto preciso, su questo tipo di emergenze, il progetto App, appartamenti per l'appartenenza. Un'idea innovativa da molti punti di vista: rispetto a target a cui si propone, rispetto al progetto, perché i destinatari sono inseriti in una rete ben precisa, hanno sostegno e occasioni di inclusione ma anche obblighi e poi perché è un progetto che fa rete: allo stesso tavolo ci sono Comune, servizi sociali, Caritas, Fondo di solidarietà, Fondazione Comunità Solidale, Amr.


Si parte dagli alloggi, come piega l'assessore alle attività sociali Mauro Previdi: «Gli alloggi servono per tre tipologie di persone: coloro che vivono un'emergenza e urgenza sociale, a cui si vuol garantire un alloggio per un mese, in attesa che risolvano i problemi contingenti. Poi ci sono coloro che necessitano di un supporto abitativo temporaneo, magari perché sfrattati e perché hanno bisogno di un tetto in attesa di alloggio Itea o recupero di un'abitazione sul mercato privato. Si tratta di persone che hanno nel medi termine la prospettiva di rendersi autonomi. Ecco perché in questi alloggi potranno rimanere un anno, con proroga di un altro anno.

E poi ci sono i candidati alla residenzialtà leggera: coloro cioè che magari escono da una comunità, e hanno bisogno di provare una nuova autonomia in un ambiente però in qualche modo protetto».

Per queste persone il Comune mette a disposizione 14 appartamenti in via Maioliche, uno a Marco, 7 in via Brigata Acqui. Tanta roba. E organizzata bene. Intanto, il progetto è basato tutto sul recupero: «Sì, le ristrutturazioni sono state fatte dai soggetti coinvolti nei lavori socialmente utili, i mobili arrivano dalla Caritas», spiega Previdi.

Ma quel che è particolarmente innovativo è l'inserimento nel progetto sociale. Chi ottiene l'alloggio verrà accompagnato prima di tutto dal Fondo di solidarietà: «È utile perché aiuta a gestire il bilancio familiare - spiega il presidente Graziano Manica - certo serve guadagnare la fiducia delle persone, ma un po' alla volta ce la facciamo. E spieghiamo che la priorità è il pagamento del contributo spese, poi l'assicurazione dell'auto, la scuola dei bambini». Non è solo un tetto, si fa educazione all'economia domestica.

I destinatari vengono seguiti dai servizi - spiegano La dirigente Federica Sartori e il capoufficio Marco Mozelt - che passano periodicamente per verificare il rispetto delle regole e soprattutto il livello d'integrazione con il vicinato: «Un esempio su via Brigata Acqui, dove sono già stati assegnati alcuni alloggi a famiglie con bambini - racconta l'operatore Marco Pompermaier - le regole sono state fatte tutti insieme, tutti insieme gestiscono l'orto». «Questa è una risposta per la famiglia - conclude Cristian Gatti, direttore della Fondazione Comunità solidale - intesa come luogo di affetti, da cui si può ricominciare».

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