Raffaelli (Radio Italia Anni 60) «Ho sconfitto il coronavirus Grazie davvero a tutti»

di Nicola Guarnieri

È stato uno dei primi colpiti da Covid-19 in Trentino e dopo una vera e propria quarantena («sono 40 giorni con oggi», raccontava ieri) Alessandro Raffaelli, responsabile di Radio Italia Anni 60, è ufficialmente guarito. Un sospiro di sollievo lunghissimo che è stato salutato anche da tanti artisti tricolori: da Roby Facchinetti dei Pooh (che ha inviato al manager roveretano un messaggio audio) ad Al Bano («W la vita e l’umanità che te la fa apprezzare! Benvenuto Alessandro, un abbraccio virtuale»), da Sel Shapiro a Gianni Togni e molti altri.

«Messaggi che mi riempiono di gioia». Ora, a pericolo scampato, vuole ringraziare tutti: «Sì, davvero tutti quelli che lavorano a vario titolo all’ospedale, grazie davvero a tutti». Prima di raccontare questo lungo percorso nelle spire del coronavirus, Alessandro Raffaelli lancia un particolare spot: «Dico a tutti: state a casa, anche se è un po’ difficile ne varrà la pena per uscire tutti meglio. È con le lacrime agli occhi che posso dire: sono tornato a vivere».

Tolto il peso dopo 40 giorni esatti?

«Sì, penso di aver preso il virus tra il 20 e il 21 febbraio. Ero a Milano per appuntamenti durante la “Settimana della moda”. Poi sono stato a Cologno, nella sede di Radio Italia, per incontri con i discografici».

Quando ha iniziato ad accusare i sintomi?

«Sono stato bene fino al 27 febbraio e ho incontrato tanta gente: collaboratori della radio, amici, i genitori. Poi è iniziata la febbre che non passava e facevo fatica a respirare. Ho chiesto al medico e mi ha detto di contattare il Santa Chiara per i raggi ai bronchi. L’esito è stato polmonite».

Non è stato ricoverato subito?

«No, era inizio marzo e non c’era l’obbligo di tampone. Mi hanno detto di sentire il mio medico per curare la polmonite».

Quindi un ricovero domiciliare?

«Sì, ma a casa stavo sempre peggio, non riuscivo a respirare».

Cosa ha fatto, allora?

«Il 5 marzo ho preso l’iniziativa: ho chiamato l’ambulanza e sono venuti a prendermi con lo scafandro. Ero positivo e sono stato ricoverato in isolamento, tra i primi del Trentino, con ossigeno ma non intubato».

Come è stato l’impatto con l’ospedale?

«I primi cinque giorni difficile ma devo davvero dire grazie a medici, infermieri e quelli che entravano nella mia stanza di isolamento perché hanno dimostrato professionalità, delicatezza e gentilezza incredibili».

Ci racconti il decorso.

«Dopo 7 giorni mi hanno dato farmaci antivirali e ho ripreso a respirare. Così sono passato dalle maschere d’ossigeno alle cannule e mi sentivo bene, senza febbre, ero solo stanco. Iniziavo a mangiare e avevo la pressione quasi normale. Al decimo giorno mi hanno tolto la cannula nel naso perché respiravo normale e poi il 16 marzo mi hanno detto che potevo andare in isolamento a casa».

Come ha fatto ad isolarsi a casa?

«Per fortuna ho l’utilizzo di un appartamento a Trento e quindi mi sono isolato dalla famiglia».

Come è stato l’impatto casalingo, fuori dall’ospedale?

«Bellissimo. Ero calato di 9 chili ma appena arrivato a casa ha preso una birra, due scaglie di grana e due fette di salame e mi sembrava di essere il re di Francia. Mi sono reso conto che quelle che contano sono le cose semplici».

Ma non era ancora guarito!

«No, dopo una settimana, il 23 marzo, ho eseguito i primi tamponi: uno negativo ma il secondo positivo».

Quando è finito l’incubo?

«Oggi: terzo tampone giovedì scorso negativo e il quarto tampone lunedì di nuovo negativo: per fortuna la posso raccontare».

Ora è immune da Covid-19?

«Sono immune di massima ma l’immunologia in questa fase al 100% non c’è».

Cosa ha pensato stando a casa?

«Si sta benissimo, non ci si lamenti di stare in casa perché gli intubati vivono peggio mentre noi possiamo leggere, guardare la tivù, ascoltare la radio, fare cucina».

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