Rovereto: niente processione per la patrona della città ma resiste Maria del Carmelo

di Nicola Guarnieri

Niente processione per la patrona della città ma celebrazioni diffuse in grado di evitare assembramenti. È quanto ha stabilito il decano don Sergio Nicolli che, in emergenza Covid, ha deciso di cancellare il corteo religioso per le vie del centro storico in memoria del voto a Maria Ausiliatrice. Un evento che si è sempre ripetuto ogni anno per ben 316 anni. Stavolta, per la prima volta, non ci sarà per colpa del coronavirus. La pandemia ha quindi «sciolto» il voto? Giammai! Ha solo rimandato di un anno la processione ma la festa votiva si farà.

Il 5 agosto 1703, questa la storia, per essere preservata dalle distruzioni portate dal generale francese Vendôme nella Vallagarina, Rovereto si affidò alla protezione di Maria Ausiliatrice, patrona principale della città, e fece voto di celebrare ogni anno la memoria solenne di ringraziamento. Una tradizione che, appunto, è proseguita ininterrottamente per 316 anni grazie a quanto stabilito dal civico consiglio che istituì, come detto, la processione.

«Purtroppo è ingestibile. - spiega don Sergio Nicolli - Le norme da rispettare sono tante e a Maria Ausiliatrice, anche se è il 5 agosto, c’è sempre tantissima gente. La prossima settimana, comunque, comunicheremo le iniziative per la festa votiva».

Per una processione cancellata, un’altra è invece in arrivo. Ed è la prima post lockdown ancorché in regime di Covid 19. Si tratta di Santa Maria del Carmelo che domenica percorrerà piazzale Santa Maria, corso Verona, via Fiume e via Benacense che, ovviamente, saranno chiuse al traffico dalle 10.30. Il parroco don Rolando Covi assicura che non ci saranno problemi. «Rispetteremo tutte le prescrizioni stabilite dalla Chiesa e dal governo e i fedeli sapranno darci una mano».

Per capirci, chi parteciperà al corteo religioso dovrà mantenere una distanza di un metro e mezzo, due tra i cantori che animeranno la funzione.
«Ho già provveduto ad affiggere all’ingresso della chiesa un manifesto con le indicazioni utili e imprescindibili, tra le quali non manca il richiamo ad evitare in maniera assoluta il verificarsi di assembramenti e a rispettare la normativa sul distanziamento tra le persone». Che, come detto, è di due metri per coloro che cantano, il doppio di quanto imposto a chi va al bar. Quest’incremento è derivato dalla consapevolezza che, durante il canto, si disperde un numero assai maggiore di goccioline di saliva e, tra l’altro, in una processione il percorso e il sole aumentano significativamente lo sforzo e il sudore.

Riguardo all’uso di dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie, è la stessa Cei a ricordare che «è fatta raccomandazione di indossare le mascherine». E i vescovi invitano pure a non baciare le reliquie, le statue o gli oggetti religiosi portati in processione anche se sarà cura dei parrocchiani portare con sé liquidi igienizzanti. Per i fedeli cagionevoli, poi, c’è il caloroso invito a starsene a casa visto che non è consentito partecipare alla processione in caso di sintomi influenzali e respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore a 37,5 gradi. E sempre la Cei, da ultimo, ricorda che «il legale rappresentante dell’ente che organizza l’iniziativa sarà coadiuvato da volontari e collaboratori che favoriscano il corretto adempimento delle indicazioni utili a prevenire una diffusione epidemica di Sars-Cov-2» e che, in caso di mille o più fedeli partecipanti, la processione «dovrà essere organizzata in più blocchi, distanziati da congruo spazio».

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