Vertenza Sicor, martedì il referendum in fabbrica: lotta o compromesso?

Lotta o compromesso? Sciopero a oltranza o trattativa? I 170 lavorori Sicor, protagonisti della più grande protesta sindacale (per numero di persone coinvolte, durata, eco mediatica e coinvolgimento politico-istituzionale) degli ultimi venti anni in Trentino, sono chiamati a dare una risposta a queste domande. Martedì prossimo, in un referendum interno, sceglieranno a maggioranza quale strada seguire nella contrapposizione contro i vertici aziendali, che hanno unilateralmente disdettato il contratto nazionale di categoria e il contratto integrativo. La scelta tra la strada della Fiom Cgil, che vede nell’annullamento della disdetta della contrattazione di primo e secondo livello l’unica mossa accettabile da parte dell’azienda, o quella della Fim Cisl, che propone di andare a contrattare un nuovo contratto integrativo, fermo restando il ritorno dell’applicazione del nazionale.

Martedì sarà quindi certificata dal voto anche la distanza tra le due anime dell’assemblea dei lavoratori, che non vede più nella sola Fiom Cgil l’unico rappresentante sindacale, da quando qualche settimana fa è entrata nella partita la Cisl.

«Non solo scioperi e tribunali tra le opzioni di scelta dei lavoratori Sicor - spiega oggi Paolo Cagol di Fim Cisl -. Molti tra loro chiedono che venga superata la fase di stallo che ormai da mesi impedisce un confronto sui contenuti della vertenza e che si consenta di capire nel concreto quali siano i rischi e le opportunità di una riscrittura condivisa degli accordi disdettati. Per questo martedì prossimo con un referendum verrà chiesto ai lavoratori il mandato per discutere con l’azienda i possibili contenuti di un nuovo accordo integrativo aziendale, il cui risultato verrà condiviso, valutato e votato dai lavoratori con nuovo referendum. La nostra rsu ha voluto spiegare a colleghi le ragioni della propria posizione».

«I sacrifici dei lavoratori dentro e fuori la Sicor - hanno dichiarato i delegati Cisl - attendono una conclusione positiva della vertenza. Il confronto per la reintroduzione del premio di risultato avviato nel 2019 si è trasformato in scontro con la revoca degli accordi di secondo livello ed è degenerato con la disdetta unilaterale del contratto nazionale e la minaccia di introdurre un nuovo contratto nazionale con minori tutele salariali e normative. Tutto questo è inaccettabile e va assolutamente evitato. Sarebbe un errore sprecare l’opportunità di riapertura del confronto con la mediazione provinciale e la sospensione della disdetta del contratto collettivo nazionale (Ccnl). Ma questo non ci può bastare, in caso di esito positivo del referendum e di avvio della trattativa, dobbiamo pretendere che l’azienda formalizzi sin da subito e in modo esplicito il ritiro della disdetta del Ccnl. Nessuna trattativa è certa in partenza, questo è vero. Ma nessuna trattativa è vincolante a priori e nessun confronto potrà pregiudicare la libertà di decidere se accettarne o meno il risultato, che sarà in ogni caso oggetto di referendum. Nessun lavoratore sarà comunque privato del diritto di procedere individualmente per altre vie se lo riterrà opportuno. Trattare significa semplicemente offrire un’opzione di scelta in più ai lavoratori Sicor, conservando la possibilità di procedere anche per altre strade se questa non dovesse risultare efficace. Rinunciare al confronto oggi vuol dire pregiudicare definitivamente la possibilità di farlo domani, esponendosi ai sacrifici certi e ai risultati incerti di una ripresa degli scioperi o agli esiti imprevedibili di una causa legale».

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