Rovereto / Il caso

Caserma inagibile, i pompieri sono accampati nel piazzale, Valduga chiama Fugatti

Alla festa di Santa Barbara il comandante Marco Simonetti è stato molto esplicito: è ora di risolvere il problema

di Chiara Zomer

ROVERETO. «Siamo accampati. Non abbiamo le camere da letto, dobbiamo dormire negli uffici, nel centro operativo».

Alla festa di Santa Barbara il comandante dei pompieri Marco Simonetti non è stato polemico, ma lo ha detto chiaramente: è ora di risolvere il problema della caserma. Solo che a dare risposte dev’essere la politica, per la precisione la politica provinciale. E quella evidentemente finora ha avuto altre priorità. Ma in via Abetone cominciano a scalpitare i volontari che - meglio ricordarlo una volta di più - anche nell’ultimo settimana hanno garantito disponibilità, tempo e lavoro, per risolvere le grandi e piccole emergenze dovute al maltempo. A palazzo Pretorio lo sanno, e capiscono il problema. Ma possono solo rinnovare le richieste alla Provincia. Cosa già fatta da tempo, per altro.

Infatti giovedì si terrà un confronto tra il sindaco Francesco Valduga e il governatore Maurizio Fugatti sullo stato dell’arte, per quanto riguarda il protocollo d’intesa Comune - Provincia. Il protocollo che, tra gli altri punti, evidenziava come prioritaria la realizzazione del nuovo centro di protezione civile.

Il tema è noto da tempo, ed è diventato emergenziale negli ultimi mesi. Il protocollo d’intesa tra Comune e Provincia indicava la realizzazione della nuova caserma, che diventerà polo della protezione civile, tra le priorità. I compiti erano definiti con chiarezza: il Comune avrebbe dovuto pensare al progetto, la Provincia al finanziamento. Ed è qui che, al momento, si è ingrippato qualche cosa.

A palazzo Pretorio - anche grazie al contributo proprio dei pompieri cittadini - si è deciso come intervenire. Il progetto preliminare c’è: è stato approvato nel 2018. Per altro non era neppure faraonico: si era scelto di portare avanti un intervento all’insegna della sobrietà, immaginando che questo avrebbe reso più veloce l’iter di finanziamento. Servono 5 milioni di euro, attesi da Trento. Che sono urgenti ormai da parecchio: l’attuale struttura è piena di crepe, tanto che da quattro anni viene monitorata periodicamente, per controllarne la staticità. La scorsa estate, si ricorderà, le crepe si sono allargate al punto che l’ala nord, in caso di terremoto, rischia di non stare su. Da quel momento è stata chiusa in via precauzionale.

Ad agosto scorso era venuto in città anche il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, per sincerarsi della situazione. Aveva visto le crepe e i nastri bianchi e rossi, aveva visto i letti ricavati in quella che un tempo era la sala comune. E aveva garantito: «Dopo quel che è successo, la nuova caserma è in cima alle nostre priorità». Più chiaro era stato l’ingegner Raffaele De Col: «In 3 anni avremo la caserma definitiva». Da allora tuttavia nulla si è mosso. E in via Abetone cominciano a preoccuparsi. Ecco il perché delle parole del comandante. Che misura le parole, ma fa trapelare una certa preoccupazione: «C’è un progetto, attendiamo i finanziamenti. Speriamo possano arrivare presto, perché al momento noi siamo accampati. Non abbiamo le camere da letto, dormiamo negli uffici».

Quel che si chiede, in fondo, è di avere attenzione per il corpo dei pompieri volontari della seconda città del Trentino. Un’attenzione verso le necessità logistiche, e non solo. A Rovereto attualmente il servizio antincendio è organizzato con la presenza del corpo permanente di Trento dalle 8 alle 20 e con una copertura dei volontari dalle 20 alle 8 tutti i giorni e 24 ore su 24 il sabato, la domenica e i festivi. Doveva essere una soluzione provvisoria. Ora il corpo dei vigili del fuoco chiede che sia fatta un po’ di chiarezza, su compiti e responsabilità. Il Comune ha dato disponibilità di un tavolo tecnico, per trovare una soluzione rispetto al servizio diurno.

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