Il Museo della Guerra compie cent'anni, e li festeggerà con tanti eventi

di Luisa Pizzini

Il Museo storico italiano della guerra di Rovereto compie cento anni. «E che anni!» ha esordito ieri il sindaco della città, Francesco Valduga, nella conferenza stampa di presentazione degli eventi del centenario. Se infatti il nostro tempo sta vivendo la sfida epocale della pandemia, il museo allestito negli spazi del castello costruito dai Castelbarco ha attraversato, tanto per dirne una, la Seconda guerra mondiale.
«Dopo un secolo il museo diventa un po’ museo di se stesso» diceva giustamente ieri il suo direttore, Francesco Frizzera. «Ma in occasione del centenario non vogliamo dirci soltanto quanto siamo stati bravi. Abbiamo fatto lo sforzo di non essere ombelicali e guardare solo alla nostra storia, al ruolo che il museo ha avuto. Ci siamo posti davanti delle sfide, e una di queste è quella di stare al passo con i tempi». L’emergenza sanitaria e tutto ciò che ha comportanto di fatto sono stati un importante banco di prova per il Museo della guerra in questo senso. È vero che l’attività di quest’associazione privatistica (conta poco meno di trecento soci, tra cui lo stesso sindaco Valduga) non si limita all’esposizione dei cimeli bellici, ma il turismo culturale in buona parte fatto anche da visite di scolaresche era linfa vitale fino a un anno fa. Ora, dopo mesi di porte chiuse e senza studenti a cui far toccare con mano la storia dei libri, il museo si è dovuto reinventare.
«Tra le iniziative con le quali inizieremo a celebrare il centenario c’è un ciclo di conferenze che per forza di cose abbiamo dovuto organizzare online», spiega il direttore Frizzera. «Mancando la presenza, manca la relazione in questi casi ma ci siamo accorti durante il webinar organizzati tra ottobre e novembre che sono più fruibili in questo modo. Ce lo hanno dimostrato gli importanti numeri che abbiamo registrato». Ecco, questo è uno dei modi in cui il museo si è reinventato.
Lo farà anche con una serie televisiva realizzata in collaborazione con il Museo storico di Trento e History lab per raccontare con un linguaggio diverso, «in modo più fresco», l’attività dell’istituzione. Insomma, nonostante l’età, il museo non si ferma. Anzi, cerca altri modi per dialogare con le nuove generazioni. Alberto Miorandi, il presidente del Museo della guerra, lo ha messo tra gli obiettivi principali anche del centenario: «Bisogna ricordare alle generazioni future che è stato fatto per conservare la memoria». E se le scuole non possono più venire al museo, è il museo che prova a raggiungere un pubblico più ampio.
Se nei contenuti il museo racconta la guerra e i suoi protagonisti, il centenario vuole porre l’attenzione sul fatto che con la nascita del museo è iniziata la memoria. «Salvaguardata anche dal fatto che qui in modo lungimirante le istituzioni hanno salvato e valorizzato le testimonianze storiche, come i forti ad esempio» ha aggiunto Miorandi. In pianura tutti quei terreni sono stati utilizzati per coltivare.
Tutto questo mette ancora una volta in luce il ruolo strategico della città: «Rovereto, affacciandosi dal balcone del castello si vede benissimo - spiegava ieri il sindaco - ha una posizione di passaggio che ha favorito anche l’incontro. Questa occasione del centenario mi rende soddisfatto ed orgoglioso: innanzitutto perchè il museo prova a ripartire, e poi perché oggi iniziamo a raccontare la sua storia che è arrivata oltre i confini ma è sempre partita da qui, dalla città, e questo è un arricchimento culturale non di poco conto».
Con questo spirito il Museo della guerra si appresta a celebrare il centenaio. In un contesto sicuramente difficile, ma che non lo spaventa proprio perché le difficoltà il museo le ha sempre affrontate e superate.

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