Nonna Letizia a 80 anni impara lo spagnolo e partecipa a un corso in Dad

Come vivere l'era Covid in un modo costruttivo: ce lo insegna questa fantastica donna

di Nicola Guarnieri

Alla soglia degli 80 anni (classe 1941, quindi per la precisione ne ha 79, almeno fino a giugno), ha ancora voglia di mettersi in gioco ed imparare una lingua straniera. Non solo, ha pure «scavallato» le imposizioni tecnologiche della pandemia scoprendo la didattica a distanza e le lezioni online. Letizia Amato, insomma, è una che non molla e che pensa che l'anagrafe, se si ha la passione e la vitalità che scorre nelle vene, rimanga una materia buona sola per la statistica. Nonna Letizia è iscritta al corso di castigliano di Yamila Pedemonte, insegnante di spagnolo del Centro Eda al Don Milani. Che si coccola questa allieva particolare.

«È sempre stata presente alle lezioni quando ci si poteva incontrare. È una presenza importante nei diversi gruppi di cui ha fatto parte perché è sempre positiva e allegra. Con il passaggio alla didattica a distanza ha avuto delle difficoltà iniziali: prima si collegava dal telefono poi ha comprato la stampante, si è fatta sistemare il computer. Qualche altro alunno si è offerto di indicarle come usare Zoom e quindi è riuscita a finire il primo quadrimestre dell'anno e si è già iscritta al secondo quadrimestre».

Insomma, signora Letizia: come va con questa Dad?
«Eh, sono stata costretta a fare le acrobazie ma ho deciso di tenere botta perché a quello che mi impongo di volere ci arrivo». 
Al di là dell'anagrafe?
«A giugno compio 80 anni ma non vuol dire niente, mi piace studiare e imparare». 
Come va con il computer?
«A 75 anni avevo un nipote in Nuova Zelanda e allora mi sono imposta di comprarmi un Pc. Ho fatto un primo corso base qui al Don Milani per poter comunicare con lui. Poi, purtroppo, ho avuto varie traversie e ho sospeso il corso dopo due anni perché non avevo il tempo». 
Poi è arrivata la voglia di spagnolo?
«Sì, ho deciso di iscrivermi al corso. Ho un figlio che vive in Spagna ma purtroppo non posso esercitarmi: con lui devo parlare in italiano perché si sta dimenticando la lingua».
Però va avanti?
«Certo, quando mi metto in mente una cosa la voglia fare. E poi mio figlio mi ha detto: "Mamma, quando verrai in Spagna imparerai subito la lingua". Lui, tra l'altro, è andato là senza sapere la lingua ma l'ha imparata dopo tre mesi. Ora parla italiano, spagnolo, tedesco, inglese e sta studiando il francese».
La scelta di studiare spagnolo è collegata al figlio che vive in Spagna? 
«No, ho scelto spagnolo per gusto personale, è una lingua che mi ha sempre affascinato». 
La passione per lo studio è recente o l'ha sempre avuta?
«Sempre. Leggo e scrivo tantissimo e sono abituata ad approfondire tutto. Avrei voluto fare il medico ma non ci sono riuscita. Ai miei tempi dovevi dipendere dai genitori ma non c'era possibilità di andare all'università. Ho fatto fino alla prima liceo classico poi non sono più andata a scuola. Ho frequentato un corso di steno-dattilo ma poi, con mio marito, ho iniziato a spostarmi».
La famiglia detta legge?
«Ma non mi pento di quello che ho fatto. Ci siamo trasferiti a Massa Carrara e lì ho dato l'esame di quinta ginnasio. Io però, come lingua straniera, sapevo il tedesco che in Toscana non c'era. Per questo è venuta la commissione apposta per me da Firenze e ho preso 8».
Adesso, però, per colpa del Covid, per frequentare un corso è obbligata alla Dad. Come va?
«Eh già, ci sono le lezioni video. Ho comperato la stampante ma tutti i nipoti sono grandi e sono via. Non ho alcun aiuto». 
E quindi?
«Mai mollare nella vita, nemmeno a 80 anni. Sono "loca" come dicono in Spagna. Mi piacciono la medicina, la filosofia, la sociologia. Mi sono sempre piaciute. Non mollo a 80 anni. Ho sempre scritto anche nei miei momenti tristi. Nella vita ho fatto otto traslochi ma sempre con piacere, con la gioia di vivere».
Questo è un bel messaggio, soprattutto se arriva da un'ottantenne.
«Faccio sempre tutto con amore. Sono libera dentro di me e questo è un grande vantaggio. Ho imparato, quando ho un problema, a metterlo sul tavolo e affrontarlo. E se non posso fare niente non lo faccio. Ma amo anche la solitudine introspettiva, non quella triste ma quella per conoscermi un po' di più. Ma mi piace stare con la gente».
Ma che lavoro ha fatto nella vita?
«Sono partita come impiegata in un ufficio paghe in Toscana e ho finito a Rovereto vendendo pesci. Qui ho lavorato nei supermercati, al Poli di via Bezzi, al Famila. Ho iniziato occupandomi di pane e pasticceria e poi sono passata al pesce, visto che in Toscana abitavo al mare e ho imparato ad apprezzare il pesce e a cucinarlo. Diciamo che ho fatto gustare il pesce a tanti roveretani perché lo conoscevo e davo le ricette ai clienti».

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